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ROMA, 27 OTTOBRE 2011 – Diventa sempre più difficile e costoso mandare il proprio figlio all’asilo comunale. A confermarlo, un’indagine della onlus Cittadinanzattiva che opera in Italia e in Europa per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori.[MORE]
Dalle indagini risulta che la spesa mensile è pari a 302 euro al mese che, considerando 10 mesi di utilizzo del servizio, portano la spesa annua a famiglia a più di 3 mila euro. A questo si sommano le difficoltà di accesso e disparità di costi a seconda della Provincia, la spesa mensile media per il tempo pieno può avere infatti costi anche tre volte superiori rispetto ad un’altra provincia, e doppi tra province nell’ambito di una stessa regione. Ad esempio, a Lecco la spesa per la retta mensile, di 537€, è 6 volte più cara rispetto a Catanzaro (80€), il triplo rispetto a Roma (146€) e più che doppia rispetto a Milano (232€). Marcate differenze anche all’interno di una stessa regione: in Veneto, la retta più cara, in vigore a Belluno (525€ mese per il tempo pieno) supera di 316€ la più economica registrata a Venezia. Analogamente nel Lazio la retta che si paga a Viterbo (396€) supera di 250€ la più economica registrata a Roma. Al Sud, in Puglia tra la retta di Foggia (368€) e quella di Bari la differenza è di 179€.
Dal 2005 ad oggi le tariffe sono aumentate in media del 4,8%. In particolare nel 2011 ben 26 città hanno ritoccato le rette di frequenza, e 5 capoluoghi registrano incrementi a due cifre: Foggia, Alessandria, Siracusa , Caserta, Catanzaro.
Per quanto riguarda il problema della difficoltà di entrata, e quindi delle liste di attesa, emerge che il numero degli asili nido comunali ammonta a 3.424 (-0,4% rispetto al 2008) con una disponibilità di 141.210 posti (+0,8% rispetto al 2008). In media il 25% dei richiedenti rimane quindi in lista d’attesa.
Rispetto alla situazione europea, l’Italia dimostra quanto sia lontana non solo dall’obiettivo comunitario, che fissa al 33% la copertura del servizio, ma anche dal resto dei Paesi europei: Danimarca, Svezia e Islanda si contraddistinguono per il più alto tasso di diffusione dei servizi per la prima infanzia (con una copertura del 50% dei bambini di età inferiore ai tre anni), seguiti da Finlandia, Paesi Bassi, Francia, Slovenia, Belgio, Regno Unito e Portogallo (con valori tra il 50% e il 25%). Percentuali comprese tra 25 e 10% si registrano, oltre che nel nostro Paese, in Lituania, Spagna, Irlanda, Austria, Ungheria e Germania.
«In tema di asili nido comunali l’Italia sconta un ritardo strutturale ormai conclamato, espressione di una attenzione alle esigenze delle giovani coppie vera solo sulla carta, pur se sbandierata ad ogni campagna elettorale – commenta Antonio Gaudioso, vicesegretario generale e responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva –. Purtroppo i tagli agli enti locali previsti dall’attuale manovra finanziaria non faranno che peggiorare la situazione dal punto di vista sia della qualità del servizio che dei costi. Il dato di fondo resta sempre l’enorme scarto esistente tra le esigenze delle famiglie e la reale possibilità di soddisfare tali esigenze, tenuto anche conto che ormai per una famiglia la spesa media mensile per la retta del nido comunale ammonta al 12% della spesa media mensile totale».
Marika Di Cristina