Arabia Saudita, sorvegliare il telefono della moglie diventa reato
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Arabia Saudita, sorvegliare il telefono della moglie diventa reato

martedì 3 aprile, 2018

BEIRUT, 3 APRILE – Da oggi, in Arabia Saudita, spiare il telefono della propria moglie è diventato un reato.[MORE] Lo ha annunciato lo stesso Paese, che sottolinea come l'atto di sorvegliare il telefono, da ora in avanti, sarà un reato punibile con una pena che prevede fino ad un anno di reclusione e anche una multa molto salata.

Il ministero dell'Informazione saudita fa sapere che: " Gli uomini sposati che vogliono spiare il telefono della propria moglie in Arabia Saudita da oggi dovranno pensarci due volte, perchè una tale attività può essere punita con una multa di 500000 rials (l'equivalente di circa 100 euro) e con un anno di prigione".

Il provvedimento rientra nella legge sui crimini informatici, in vigore dalla scorsa settimana, con l'obiettivo di contrastare la crescita costante di questo tipo di crimini, tra cui i ricatti, la diffamazione e l'appropriazione indebita. È un modo per proteggere la moralità della società e la privacy degli individui, fa sapere il ministero.  

Oltre metà della popolazione saudita è under 25 e molti svolgono una intensa attività sui social media. Inoltre, l'Arabia Saudita è uno dei paesi con il più alto tasso pro capite di utilizzo dei telefoni cellulari e dei social media.

Proseguono, dunque, le riforme volute dall'erede al trono Mohammad Bin Salman. Tuttavia, proprio in materia di crimini informatici ci sono state molte proteste da parte delle organizzazioni a tutela dei diritti, dopo che nel giro di qualche settimana una dozzina di cittadini sauditi sono stati arrestati e incriminati con l'accusa di utilizzare i social media per veicolare il dissenso. Alcuni utenti di Twitter, infatti, sono stati accusati di fare "propaganda a favore del terrorismo". Proprio le autorità, lo scorso settembre, avevano invitato i cittadini a "riferire delle attività social dei propri concittadini" usando una app governativa, ma i "crimini legati al terrorismo" sono stati definiti in maniera molto ambigua e vaga.

Diana Sarti

Foto: Il Fatto Quotidiano.it


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