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Arabia Saudita: le donne protestano contro il divieto di guidare

RIAD, (ARABIA SAUDITA) 27 OTTOBRE 2013- In Arabia Saudita, caso unico al mondo, le donne vedono violato il loro diritto di guidare. Hanno deciso quindi di ribellarsi e di sfidare il governo, dando vita ieri alla “Women2drive”, la protesta per chiedere alle autorità di consentire loro di condurre un’automobile, organizzata dalla “Campagna 26 Ottobre per le donne alla guida”.

Nonostante le minacce di punizioni rigide lanciate dal governo nei giorni scorsi per chi infrangesse tale divieto e anche per chi sostenesse la causa, le più coraggiose hanno postato sui vari social network numerose foto e video delle loro imprese al volante nelle strade della capitale Riad. La via della protesta su internet è apparsa come l’unica strada percorribile, poiché nella monarchia del re Abdullah le manifestazioni pubbliche sono vietate. La battaglia per l’emancipazione femminile va avanti.[MORE]

In realtà non esiste alcuna legge scritta che impedisca alle donne di guidare. Ma nel 1990 un decreto ministeriale formalizzò una consuetudine e da allora coloro che hanno tentato di infrangerlo sono andate incontro agli arresti.

In Arabia Saudita non è possibile ottenere la patente a chiunque non appartenga al sesso maschile, questo per impedire alle donne di parlare con uomini non sposati, senza il consenso della famiglia, come potrebbe accadere per esempio in caso di incidente, o semplicemente nel fare scuola guida con un istruttore.

Diversi sauditi manifestano però il loro dissenso a questa regola assurda, sostenendo che queste norme, non riconducibili ad alcun passo del Corano, siano addirittura controproducenti. Se l’obiettivo è impedire alle donne di parlare con uomini non sposati, la norma finisce per obbligare molte di loro a prendere un taxi, ovviamente guidato da un uomo.

Secondo gli organizzatori le adesioni alla campagna sono circa 20 mila. La protesta ha dei precedenti: nel novembre 1990 una quarantina di donne, tutte aventi un posto di lavoro nel settore pubblico, si erano messe alla guida per accendere i riflettori sulla loro condizione, ma allora la mobilitazione non ebbe grande riscontro ed era stata repressa con sanzioni, e per alcune, con la sospensione del lavoro. Nel 2011 le attiviste hanno lanciato una campagna su internet invitando coloro le quali avessero una patente internazionale di mettersi alla guida e sfidare l’establishment. Aderirono in molte, ma alcune vennero arrestate e costrette a firmare la dichiarazione di non reiterazione. Nel settembre dello stesso anno una donna sorpresa al volante venne arrestata e in seguito condannata a 10 frustate. La pena venne commutata nell’aprile 2012.

(immagine tratta da: www.ilfattoquotidiano.it)

Silvia Giordano