Cronaca

Appello delle lavoratrici ed i lavoratori di Phonemedia alle istituzioni calabresi

Riceviamo e Pubblichiamo

CATANZARO - Siamo costretti a scrivere e a denunciare, nuovamente, la nostra vicenda e il silenzio, ormai assordante, che la avvolge. E' giusto ricordare che l'avventura “Phonemedia” ha una lunga e triste storia, partita dapprima con ritardi nei pagamenti mensili a partire dal dicembre 2008, per culminare con la cessazione dei pagamenti delle spettanze mensili dall'ottobre 2009. Dopo mesi di protesta, tra le vie, le piazze del capoluogo di Regione, culminata con l'occupazione della sito produttivo ad inizio anno, qualche risposta è giunta. [MORE]

La sentenza del Tribunale di Vibo Valentia del 17 Marzo ha sentenziato l'estromissione del management aziendale, con la nomina dei curatori giudiziari, e l'avvio della Cassa Integrazione in deroga per un anno. Successivamente, il pagamento delle prime spettanze della cassa integrazione, coincisero con l'arresto di alcuni personaggi locali che gravitavano nel management territoriale. Ma dopo lo spauracchio iniziale, con tanto di titoloni in prima pagina, che annunciava a gran voce i loro arresti, gli stessi sono ritornati alla loro vita, senza pagare alcuna conseguenza.

Le vere conseguenze le paghiamo noi, lavoratori, che dopo mesi, anni di abusi, soprusi d'ogni genere, ci ritroviamo a dover lottare per un posto di lavoro che nessuno ci vuole piu' restituire, il NOSTRO posto di lavoro. Dopo mesi di stenti, numerose manifestazioni, iniziative e incontri con le autorita' locali, cerchiamo ora di lottare contro una fine profondamente ingiusta, non solo per noi, ma anche per la realta'occupazionale di Catanzaro e del suo indotto, gravemente colpita dopo la chiusura di Phonemedia. Duemila famiglie costrette a dover sopravvivere di cassa integrazione con la speranza per il proprio futuro che ormai lentamente viene meno. Abbiamo appreso poco tempo fa della relazione fallimentare che il commissario Francesco Di Mundo ha presentato agli organi competenti. Indiscutibile è di certo la parte economica della relazione, sappiamo bene che i vertici aziendali hanno avuto una gestione frivola della società, indebitandondo il gruppo all'inverosimile.

Eppure non abbiamo notizie di Di Mundo alla ricerca di possibili imprenditori interessati quantomeno a reimpiegare la forza lavoro, già formata e con una professionalità già sviluppata in ambito call center. Il commissario non ha tentato di ricercare soluzioni alternative al fallimento. Probabilmente non si sarebbe giunti ad una conclusione positiva comunque, ma non provare alcuna strada alternativa al fallimento è profondamente irrispettoso verso duemila famiglie catanzaresi, molte delle quali sul lastrico, impossibilitate nel pagare mutui, rate, macchine. Ed una domanda sorge spontanea. Perchè tanta fretta nel chiudere questa relatà occupazionale, senza tentare una strada differente? Forse conviene un pò a tutti che Phonemedia “muoia” nel silenzio, magari coprendo quel polverone alzato da mesi di denunce e proteste.

Accuse più che fondate, che hanno mostrato frode ai danni dello stato, della Regione e di tutti i contribuenti. Il silenzio calato sulla nostra vicenda, per la politica locale, è certamente piu'comodo. Una politica complice, che con funzionalità clientelare ha contribuito a costruire un mostro di duemila lavoratori, mai visto in città. Ancor più rabbia fa il silenzio della cittadinanza tutta, che non ha compreso che la chiusura di Phonemedia a Catanzaro, equivale alla chiusura della Fiat. Una qualsiasi altra città sarebbe insorta innanzi la macelleria sociale perpetrata ai danni di una relatà occupazionale così grande, la più grande della Città.

La Fiat di Catanzaro è Phonemedia, eppure Phonemedia non è nata per dare vita a dei posti di lavoro, finalizzati a far accrescere l'economia della città. Phonemedia a Catanzaro è nata per far arricchire qualche imprenditore predone del Nord, con la complicità politica, che con finalità clientelare ha gestito l'occupazione per migliaia di lavoratori, Il perfetto mix tra “prenditori” e “sciacalli” ha reso possibile questo scempio. Prenditori-imprenditori e sciacalli politici, con l'ausilio di azzeccagarbugli di bassa lega, hanno creato un mostro finalizzato a creare un “bacino elettorale”, che dopo averlo utilizzato per i loro rispettivi accrescimenti, è stato abbandonato a se stesso.

Non dimentichiamo gli incontri, i tavoli istituzionali, le sfilate di diversi politici locali e varie personalita' istituzionali, che, in tutte le sedi, ribadivano che ottenuta la cassa integrazione, che permetteva di dare un minimo di sostegno al reddito, ci si sarebbe dovuti attivare per garantire l'occupazione di questa importante realtà produttiva. Egregi politici, egregie istituzioni, la cassa integrazione è oramai alle soglie del sesto mese e la fine di questa “elemosina” si avvia a conclusione. Non siamo più disposti ad aspettare, è tempo che le vostre parole si concretizzino. E se la politica locale non ha ben compreso il delitto commesso ai danni di queste duemila famiglie, saremo noi a ricordare.

Badino bene, i politicoli azzeccagarbugli, che come sciacalli si stanno avvicinando a noi, con promesse pretestuose circa una possibile riapertura a breve. Sappiamo che le comunali si avvicinano, e non saremo così fessi dal farci prendere nuovamente in giro. Anzi questa volta consapevoli di quanto subito ripetutamente, denunceremo pubblicamente chi, già da qualche giorno, sta attuando uno sciacallaggio indegno ai danni di famiglie disperate. Invece di farsi promotori di riunioni “segrete” in case, o locali semipubblici, promettendo che solo coloro che parteciperanno a quel “progetto” saranno i prescelti per essere ricollocati, e con la raccomandazione a non divulgare quanto esposto nelle “segrete” stanze, si facciano portavoce di una rabbia dilagante, di chi intravede la fine del proprio sostentamento nel breve termine.

Tralasciando questi fatti “vergognosi”, che di certo appartengono ad una politica clientelare del più basso profilo etico, chiediamo che le istituzioni tutte si impegnino seriamente per cercare di ridarci cio' che, con la loro complicità, ci hanno tolto. Chiediamo che vengano percorse tutte le strade, che vengano fatti tutti i tentativi possibili, per ridare dignita' a duemila lavoratori, per ridare economia a questa citta'.

Siamo stanchi, e viviamo di un sostegno al reddito, ma certamente non ci arrendiamo. Non ci accontentiamo di un anno di cassa integrazione, vogliamo il NOSTRO posto di lavoro.
In alternativa, ove questo non fosse possible, vogliamo che la Regione Calabria e la Provincia di
Catanzaro, i vari comuni da cui provengono i vari lavoratori del gruppo Phonemedia, dichiarino, stavolta pubblicamente e a chiare lettere, che il posto di lavoro, il futuro, e la dignita' di duemila famiglie catanzaresi sono meno importanti degli appuntamenti artistici, delle squadre di calcio, delle manifestazioni culturali, delle sagre, o di qualsiasi altra iniziativa loro reputino piu' importante.