Antonio Ingroia parla di lotta alla mafia agli studenti dell'Unical
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RENDE (CS), 17 MAGGIO 2012- Il primo incontro di “Liberare la Speranza” il tema del Laboratorio di Educazione alla Memoria e alla Giustizia attivato dal Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione dell’Unical in collaborazione con Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Cosenza, e la Fondazione Don Milani e la Scuola di Barbiana, diretta da Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani del gruppo Lettera a una Professoressa, ha riscontrato un notevole successo suscitando l’interesse di centinaia di studenti e non solo.
Tra i tanti ed illustri ospiti che hanno preso la parola nel pomeriggio di ieri, il fiore all’occhiello del primo dei cinque appuntamenti programmati dal Laboratorio di Educazione alla Memoria e alla Giustizia, è stato, senza dubbio, Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo. Un’aula universitaria gremita ed entusiasta ha accolto il magistrato siciliano, reduce nei giorni scorsi da un acceso botta e risposta con Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, circa i successi del governo Berlusconi contro la criminalità organizzata nonchè sulle manifeste preferenze politiche dello stesso Ingroia.
Una vigorosa testimonianza sulla lotta alla mafia da un uomo in prima linea in questa battaglia. Ingroia ha effettuato un excursus sulle origini e sull'evoluzione della malavita organizzata dopo aver dichiarato “Tutti parlano di mafia ma pochi sanno che cos’è…”.[MORE]
Il procuratore aggiunto della Dda di Palermo si è poi soffermato sulla necessità di un principio dell’ “antimafia” che abbracci il campo politico, culturale e sociale del Paese. Critiche veementi alla cosiddetta “iconografia della mafia” favorita in modo tanto involontario quanto inquietante da varie fiction televisive e pellicole cinematografiche.
Antonio Ingroia ha riconosciuto gli indiscutibili meriti della lotta alla mafia "dal basso" (in particolar modo delle iniziative giovanili) precisando tuttavia l'indispensabile e decisivo ruolo spettante alle istituzioni. Il magistrato ha puntato il dito contro il consolidato e sconcertante connubio tra mafia e politica, in tal senso si è registrato l’invito ad un rinnovamento della classe dirigente. Un grido d'accusa è stato lanciato sui numerosi fatti di sangue rimasti impuniti nella storia dell'Italia repubblicana e sull'ombra dei relativi depistaggi operati da apparati "deviati" dello Stato.
Sono stati frequenti e solenni i riferimenti nel corso del suo intervento a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, definiti “maestri della lotta alla mafia”, per i quali quest’anno ricorre il triste ventennale della morte.
Davide Scaglione
Foto Redazione InfoOggi