Salute
Analgesia epidurale in Italia: all'avanguardia per le tecniche ma pochi ospedali la garantiscono
PARMA - La moderna analgesia epidurale, che consente un parto senza dolore, mantenendo allo stesso tempo la sensibilità e la capacità di muoversi della donna durante il travaglio, secondo alcune stime, è offerta solo dal 16% delle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate italiane. Eppure nelle strutture che offrono questo servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90% delle partorienti ne fa richiesta. [MORE]Un parto senza dolore è un diritto, sancito dal Comitato Nazionale di Bioetica ma di fatto la sua attuazione varia da regione a regione. La Lombardia, per esempio, stanzia 5 milioni di euro all’anno distribuiti a tutti i punti nascita mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l'analgesia in travaglio. Il Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno, ha stanziato fondi per 1 milione di euro. L'Emilia Romagna ha invece emesso delle linee guida per avere un punto nascita che offra l'analgesia epidurale in ogni Provincia. Recentemente, nel luglio scorso, la Sicilia ha emanato un decreto che rinegoziando i DRG pone al primo posto il rimborso regionale per il parto spontaneo con analgesia, seguito dal parto spontaneo e poi dal taglio cesareo, nel tentativo di ridurre così il numero dei parti cesarei e di valorizzare il parto senza dolore.
Questo il quadro attuale nel nostro paese, emerso in occasione della tavola rotonda “Partorire senza dolore in Italia” tenutosi nel corso del 65° Congresso della Società Italiana di Anestesiologia, SIAARTI.
Coordinati dal presidente della SIAARTI, prof Vito Peduto e dal prof Romano Forleo membro del Comitato Nazionale di Bioetica, hanno fatto il punto della situazione gli esperti del settore: il prof Giorgio Capogna, coordinatore nazionale per il parto senza dolore della SIAARTI, la prof Ida Salvo, direttore del dipartimento di anestesia dell’Ospedale Buzzi di Milano, la sig.a Paola Banovaz, presidente dell’associazione delle donne AIPA - partorire senza dolore e la rappresentante dell’Osservatorio Nazionale della Donna (ONDa), dr Nosenzo.
Secondo la prof Salvo “Si tratta da una parte di andare nella direzione di riallineare l’Italia agli altri paesi europei nella gestione del dolore delle donne partorienti; dall’altro lato si propone di riportare il nostro paese all’interno del corretto standard di ricorso al parto con taglio cesareo”.
Eppure l’Italia è all’avanguardia per quanto riguarda l'applicazione degli ultimi sviluppi tecnici in ambito di analgesia epidurale. “In Europa il nostro è il primo paese a introdurre la nuova tecnica PIEB associata alla PCEA* - spiega il prof Giorgio Capogna “Le nuove tecniche permettono alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare somministrazione dell’analgesico a seconda delle proprie esigenze. Vengono così evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica epidurale tradizionale, quando la partoriente doveva attendere l’intervento del medico per ricalibrare la dose di analgesico.”
Affinché il parto in analgesia diventi un effettivo diritto delle donne, si muove con forza anche l’O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna. “Abbiamo sviluppato il progetto Ospedale Donna - sottolinea la dr Nosenzo - che prevede la ricerca, attraverso una attenta valutazione, delle strutture ospedaliere a misura di donna. O.N.Da. assegna uno, due o tre bollini rosa ai centri di cura che mostrino un particolare interesse alla salute femminile. Dallo scorso anno un requisito fondamentale per l’ottenimento di 3 bollini è proprio la presenza del parto in analgesia epidurale come possibilità offerta gratuitamente alle donne. L’elenco di questi ospedali è pubblicato in una nostra guida. ”
Un’iniziativa importante è inoltre quella portata avanti dall’AIPA, l’Associazione Italiana Parto in Analgesia. Come afferma la Presidente Paola Banovaz, “Stiamo raccogliendo le firme necessarie a sostenere una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal Ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia.”
*La tecnica PIEB (Programmed Intermittent Epidural Boluses - Somministrazione a boli intermittenti programmati) prevede infatti la somministrazione a intervalli regolari di piccole dosi di analgesico , così da produrre un livello di anestesia stabile e continuo, prevenendo l’insorgenza di dolore. A questa tecnica viene associata oggi la PCEA (Analgesia Epidurale Controllata dalla Partoriente) che permette alla donna stessa di calibrare il livello di analgesico necessario, in base alle sue esigenze, ovviamente in tutta sicurezza.