Chiesa e Società

Amoris Laetitia: Tu sei amore perfetto, 5 dialoghi a Catanzaro

#lamorealtempodellanocredenza Catanzaro 20 novembre Sala conferenza MUSMI h. 17.00
Quando amo
mi trasformo in fluida luce
che occhio non vede
e i versi nei miei quaderni
si trasformano in campi di mimosa e papavero.
Nizzar Qabbani, L’amore, amore mio[MORE]

CATANZARO 16 NOVEMBRE - Il 20 novembre 2016, presso la Sala Conferenza Musmi (Parco della Biodiversità di Catanzaro), alle 17:00, si terrà il primo dei cinque dialoghi sulla famiglia e sull’amore cristiano, promossi dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria, Educazione Cattolica, Scuola, dell’Arcidiocesi di Catanzar-Squillacein collaborazione con il Movimento Apostolico L’iniziativa sponsorizzata anche dall’Uffico nazionale per l’Educazione, la scuola e l’università della CEI  è rivolta a giovani coppie, credenti e non, e fa parte di un progetto pastorale più ampio che prevede l’approfondimento dell’Amoris Laetitia di papa Francesco. Gli altri incontri saranno l’11 dicembre 2016, l’8 gennaio 2017, il 12 febbraio 2017, il 12 marzo 2017. Il referente è il teologo don Domenico Concolino, sacerdote della Diocesi e cappellano dell’Università Magna Graecia di Catanzaro 

L’originalità del progetto è evidente già dalla grafica usata per la locandina di presentazione  dove, a richiamare il linguaggio digitale dei giovani, campeggia il tag un po’ provocatorio: #lamorealtempodellanoncredenza. Nell’immagine un gruppo di persone dà le spalle all’osservatore e guarda verso un sole immerso nella foschia che ci si sforza di fotografare. Per cogliere un attimo di luce. L’atmosfera ovattata richiama un crepuscolo, anzi «quell’ora in cui la luce/è fine come sabbia», descritta da Jorge Luis Borges nella poesia che papa Francesco ricorda nell’Amoris Laetitia (cap. 1, n. 8).

In quell’ora in cui la luce
è fine come sabbia
presi per una strada ignota
che si allargava in nobile terrazza
e aveva le facciate e gli ornamenti
di tinte delicate come il cielo
sullo sfondo emozionante.

Borges potrebbe ben rappresentare ogni uomo che non è stato creato da Dio perché resti in una angosciosa solitudine. Le vie familiari di Buenos Aires trascolorano, diventano ignote per chi è in cerca di qualcosa quando il buio non è tanto denso da impedire ogni movimento. Questo pungolo che spinge al cammino è forse quell’amore che il Signore, prima di lasciarlo su lettere di pietra o di carta, ha scritto nel cuore di ogni uomo – credente, non credente, di cultura europea o non –? Borges, come tutti noi e come le persone della locandina, è in cammino. Cerca rivoli di luce. Cerca un aiuto che gli sia simile, la «speranza di ragazza» sul balcone. Avverte i limiti soffocanti di chi è solo:

Tutto – quelle case modeste,
la sobrietà delle ringhiere e dei battenti,
forse una speranza di ragazza sui balconi –
entrò nel mio deserto cuore
con la purezza di una lacrima.

È l’anelito verso un ‘tu’. Nella Genesi, l’uomo è inquieto, percepisce un vuoto nel creato, sente una frattura nella catena cosmica che può essere colmata solo dal volto femminile, anzi precisamente dagli occhi della donna:
L’espressione originale ebraica ci rimanda a una relazione diretta, quasi “frontale” – gli occhi negli occhi – in un dialogo anche tacito, perché nell’amore i silenzi sono spesso più eloquenti delle parole (Amoris Laetitia, n.12).
Questo progetto pastorale, secondo un taglio insieme teologico e culturale, vuole riportare ogni amore a tale sorgente divina originaria, a quel Dio Trinità che ha disegnato un’immagine della Sua comunione nel rapporto intimo, ontologico tra uomo e donna: gli occhi negli occhi nell’unica carne, creata dalla grazia sacramentale del matrimonio. Infatti, l’amore divino ha tratti paterni e materni insieme che si esprimono nel dono di sé e nella tenerezza dell’abbraccio, virtù dimenticata nella frenesia moderna (n. 28). Forse non è per caso che questa parola – tenerezza – compaia nei versi di Borges che fanno da saliscendi nel presente articolo:

Sarà stata quell’ora della sera d’argento
a dare tenerezza alla strada,
rendendola reale come un verso
dimenticato e ritrovato.

L’amore perfetto, l’amore divino è anche tenero. Gradualmente, siamo, così arrivati alla casa-candelabro menzionata dal Santo Padre:

Solo più tardi riflettei
che quella strada della sera mi era estranea,
che ogni casa è un candelabro
dove le vite degli uomini ardono
come candele isolate,
che ogni immeditato passo nostro
cammina sopra un Golgota.

Borges, nel suo viaggio, non compie il passo ulteriore che lo avrebbe portato alla vera speranza cristiana. Si ferma al Golgota della solitudine. Le candele restano isolate. Infatti, come precisa papa Francesco, è la libertà di quanti abitano la casa a creare varie situazioni familiari. La stessa famiglia di Adamo ed Eva porta in sé un carico di vita, ma anche di violenza. Molti amori, oggi, sono feriti. Molte famiglie vivono momenti difficili. Molte case sono state costruite sulla sabbia delle relazioni superficiali che non contemplano neppure la presenza di Dio. Ecco, questi dialoghi indicano a tutti gli amori imperfetti, annebbiati, lacerati di questo mondo, non una regola, ma la presenza di una luce misericordiosa: quella di un Dio che, per mostrare la sua stessa essenza, ha voluto scolpire «la coppia che ama e genera la vita» (Amoris Laetitia, n. 11); ha fatto della famiglia, non un’istituzione esterna, non una gabbia che imprigiona l’amore autentico e reprime l’eros, ma l’ha resa parte di se stesso. L’adesione degli sposi, infatti, è sia interiore che fisica (Amoris Laetitia, n. 13) e il frutto dell’unione è diventare una sola carne. L’abbraccio dei corpi è, così, segno tangibile di un’unione profonda dei cuori e delle vite che, forse, si aprirà anche al dono dei figli.

Certo, nella Bibbia, non tutte le case sono pure e luminose. Spesso, il rapporto uomo-donna si trasforma in dominio, in quel sentiero di sofferenza e di sangue che dalla violenza fratricida di Caino arriva fino alla realtà dei tempi moderni dove molte famiglie sono ferite, molte relazioni irregolari, numerose situazioni - convivenze di fatto, unioni civili – sono lontane dal matrimonio cristiano. La scommessa di questo progetto, allora, non è quella di emarginare, ma di invitare tutti a riscoprire il pensiero di Dio Padre sull’amore, guardando alla moderna bellezza della famiglia di Nazaret, «con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi, come quando dovette patire l’incomprensibile violenza di Erode […]» (Amoris Laetitia, n. 30). Non un’icona astratta, irraggiungibile, ma un punto di riferimento valido per ogni uomo, come quel sole della locandina che si fa strada tra filamenti nebbiosi di nuvole. Da non perdere.


Prof. Anna Guzzi
(Laica Consacrata)