Cronaca
Violenza sulle donne. Amore Malato: vittime di femminicidio in crescita
ROMA, 22 SETT. - Un elenco lunghissimo che sembra non cessare più è quello delle vittime di femminicidio.
Crimini del genere sono già stati registrati dalla cronaca degli inizi del ‘900. Il 2 marzo 1911, a Roma, perse la vita Giulia Mastrogiovanni Tasca di Cutò per mano di Vincenzo Paternò del Cugno, suo amante. L’uomo, premeditando l’omicidio, uccise la ventinovenne a coltellate, tentando poi il suicidio. Da allora le vittime registrate sono più di 2000. Ogni anno aumenta sempre di più il numero, fino ad arrivare all’ultimo caso, avvenuto pochi giorni fa: Alessandra Zorzin, 21 anni, freddata da un colpo di pistola da Marco Turrin, 38 anni, perché non accettava il rifiuto della donna.
Ad oggi sono 49 le vittime registrate in Italia dall’inizio del 2021, 7 negli ultimi giorni. Il bollettino, però, è destinato a salire.
Infatti, la percentuale di omicidi di genere raggiunge circa il 40%, con picchi del 50% raggiunti durante il periodo di lockdown. Le restrizioni dovute al Covid hanno peggiorato ulteriormente la situazione, facendo incontrare la morte a molte donne all’interno delle mura domestiche.
Il Parlamento Europeo sta discutendo da tempo una soluzione al problema. Si propongono leggi e politiche mirate affinché fenomeni di questo genere cessino al più presto.
Le proposte di Strasburgo, però, restano parole scritte sulla sabbia. Ad oggi, infatti, sono irrisori i provvedimenti presi contro queste forme di violenza, nonostante le innumerevoli denunce da parte delle vittime. Ne è un esempio Vanessa Zappalà, uccisa dall’ex fidanzato ad Acitrezza dopo ripetute segnalazioni e denunce.
Senza i giusti provvedimenti in Italia si continua a morire per mezzo di uomini che non controllano le emozioni e si scagliano contro chi dovrebbero amare e rispettare. Una violenza probabilmente dettata dalla paura di perdere qualcosa, dalla gelosia che diventa ossessione compulsiva. Uomini incuranti di una legge che getta le donne direttamente nelle mani dei propri assassini.
Le stesse donne che spesso non hanno il coraggio di denunciare o di prendere dei provvedimenti. Probabilmente per il troppo amore o semplicemente troppo spaventate per le possibili ripercussioni su sé stesse, arrivando anche a giustificare uno schiaffo.
Cosa fare quindi?
La risposta non è facile da elaborare.
Bisognerebbe innanzitutto sensibilizzare maggiormente gli uomini verso queste tematiche, rendendo loro e tutta la società consapevoli e partecipi del problema. Spingere le donne a denunciare e non a chiudersi in sé stesse.
Ma si torna sempre al punto di partenza. Senza una legge adatta e i giusti provvedimenti le donne continueranno a non sentirsi al sicuro, scegliendo purtroppo il “male minore”.
Mondello Merylaura