Amministrative Turchia, risorge Erdogan tra le (preannunciate) polemiche
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ANKARA, 31 MARZO 2014 – Non è bastato Gezi Park, o le violenze della polizia denunciate e condannate in tutto il mondo, non sono serviti a niente nemmeno gli interminabili flussi di intercettazioni sugli scandali di corruzione, la voce di Erdogan che intima al figlio Bilal di nascondere enormi somme di denaro contante, né son risultati determinanti i tentativi – grossolani – di mettere le catene alla rete, in particolare a Twitter e Youtube; neppure le minacce di chiusura di Facebook, o i poteri straordinari donati al TIB, né la minaccia di un complotto ordito da lontano, nato dalle paranoie del premier stesso e reso reale per mesi, e neppure le possibili ipotesi di presunta geopolitica internazionale, che davano Erdogan ormai per spacciato. Il premier trionfa, nelle elezioni della propria sopravvivenza. L'Araba Fenice dell'AKP risorge, prima ancora di diventare cenere.
È mancata in Turchia ciò che in realtà manca oramai da troppo tempo: una vera e propria opposizione, un partito solido che sappia fronteggiare la stabile ossatura dell'AKP, o pure una coalizione forte abbastanza da unire le forze contro il gigante avversario. Troppi partiti focalizzati su questioni troppo fiacche, per potersi accaparrare i voti delle masse.
Sulle 80 città che hanno preso parte alle amministrative, l'AKP se ne accaparra ben 49, e in particolare riesce a raggiungere il 48% a Istanbul e il 45% ad Ankara, le principali città dove si giocano da sempre le sorti politiche del paese. Un successo già a lunghe linee delineato dagli scrutini di ieri, che già orientavano l'andamento confermato poi questa mattina, tanto da portare Erdogan a proclamarsi già vincitore in serata, apparendo sul balcone della sede dell'AKP accompagnato dalla famiglia, scaricando tutta la propria rabbia e sete di vendetta: «Questa vittoria è un avviso a tutti i traditori della Turchia. C'è chi proverà a scappare domani, ma pagheranno per quello che hanno fatto».
«Oggi il popolo ha smascherato i piani e le trappole immorali», ha aggiunto, «abbiamo dato alle opposizioni uno schiaffo ottomano. La politica delle registrazioni e delle cassette oggi è stata sconfitta, i politici immorali hanno perso».
Il calo dell'AKP è stato registrato di soli 3 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni del 2011. Al CHP, il Partito Popolare Repubblicano, la principale forza politica di centro-sinistra e kemalista del paese, sono andate solo 14 città, tra cui Edirne, Mugla, Giresun, Hatay, Smirne e Eskisehir, le ultime due protagoniste “calde” delle proteste dello scorso giugno. Il MHP, il partito nazionalista, si è invece accaparrato 8 città, tra cui Adana, Isparta, e la lontana Kars. Il partito curdo ha invece confermato la propria predominanza nelle regioni del sud-est, in particolare a Diyarbakir e a Van.
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Ma la giornata di ieri non ha fatto mancare episodi violenti e spunti per polemiche: si sono verificati scontri nelle province rurali di Hatay e Salinurfa, tra fazioni rivali che sostenevano diversi candidati, che hanno fatto registrare ben 8 morti e numerosi feriti. C'è stato poi il siparietto delle Femen, nel quartiere di Uskudar a Istanbul – dove vota Erdogan -, prontamente arrestate dalla polizia. Ma altri episodi hanno colorato la domenica elettorale turca.
Già dalle prime ore del pomeriggio, si sono verificati casi di possibili brogli: a Tatvan, diverse schede sono state annullate, poiché un ufficiale aveva portato con sé delle buste già riportanti il timbro che in teoria andava posto alla presenza degli ufficiali del distretto. Si è giustificato dicendo di aver apportato i sigilli “per velocizzare i tempi”.
Nelle sedi di Canakkale e Bayramic, invece, sono state fornite ai votanti schede errate per un lungo periodo di tempo, e non si è poi capito che fine, queste schede, abbiano fatto. La possibilità di brogli era stata preannunciata da mesi, e infatti era stata messa su una squadra di volontari pronti a vigilare e a districarsi tra le spropositate forze di polizia e persone di partito dispiegate nei vari seggi. Ad Ankara, soprattutto, voci di corridoio confermano gli avvenuti brogli, che hanno portato alla vittoria schiacciante dell'AKP. Ma tutto ancora da confermare.
I volontari non hanno potuto comunque sorvegliare nulla, quando a un tratto un blackout ha paralizzato grosse aree della Turchia. In tanti hanno protestato, vedendo la temporanea assenza di elettricità come una strategia pianificata per poter manipolare le schede indisturbati. La polizia è giunta in alcuni seggi in tenuta antisommossa, per fronteggiare eventuali disordini. Il CHP ha anche presentato ricorso per il seggio di Yalova, dove l'AKP ha vinto per un solo voto.
Una vittoria, insomma, in parte prevista, in parte inaspettata. C'è adesso da capire quali saranno le prossime azioni di Erdogan, un leader che in piena campagna elettorale ha fatto di tutto per perdere consensi, era dato per finito, eppure ha vinto. E ha promesso vendetta.
Foto: hurriyetdailynews.com
Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)