Amina: la tunisina attivista segregata e drogata
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Amina: la tunisina attivista segregata e drogata

lunedì 15 aprile, 2013

TUNISI, 15 APRILE 2013 - In meno di un mese tutto il mondo ha conosciuto Amina Tyler, la ragazza magrebina nata e cresciuta in un contesto per lei troppo bigotto e legato a principi “religiosi” che ledono la dignità delle donne, non trattate come persone, ma come cose.

E così con i suoi soli diciannove anni e tanto coraggio, ha deciso di sposare la causa delle Femen (movimento femminista ucraino che combatte il sessismo e le discriminazioni sociali nei paesi caucasici), scattandosi alcune foto in topless con tanto di scritte rivendicanti la proprietà del corpo di ciascuna donna.[MORE]

Le ha postate sul suo profilo Facebook, e da lì si è scatenato un vero e proprio putiferio, prima in famiglia, poi con le autorità locali e dulci sin fundo con i vertici musulmani, che offesi da tal blasfemia nei confronti della fede islamica hanno chiesto una punizione a dovere per la ribelle, fustigazione seguita da un linciaggio.

Venerdì scorso, la giovane nordafricana si è allontanata da casa, un lungo weekend in cui i genitori non sapevano dove fosse finita, e infatti è proprio la madre che quest’oggi ne ha denunciato la scomparsa. Ma improvvisamente eccola riapparire in una videochiamata con Skype, in cui conversa con la fondatrice del gruppo Femen.org, e spiega i motivi della sua dipartita dalla famiglia.

Ora si troverebbe in un posto sicuro, ma all’attivista ucraina Inna Shevchenko racconta inoltre le conseguenze del suo gesto di ribellione. Sottratta da uno zio e un cugino, era stata portata in un luogo misterioso in cui ha subito minacce, torture, e sedata con psicofarmaci per indurla a dormire il più possibile.

«Mi hanno anche fatto incontrare un imam che mi ha obbligato a leggere il Corano». «La mia famiglia mi ha portata via da Tunisi dopo la pubblicazione delle mie foto a seno nudo: mi hanno dato delle medicine e costretto a leggere il Corano. Sono stata sottoposta ad un lavaggio del cervello, anche da parte di un imam, per impedirmi di ripetere il gesto. Ora sono riuscita a scappare e non ho intenzione di fermarmi. Mi batterò ancora per le mie idee».

La giovane donna accusa anche la polizia: « Mi sta cercando insieme alla mia famiglia per catturarmi di nuovo». Per la legge vigente nel paese tunisino, Amina rischia una denuncia per offesa alla morale, punibile con sei mesi di carcere.

Tuttavia la coraggiosa ragazza ha promesso alle sue colleghe ucraine di non voler lasciare la Tunisia, se non prima di aver compiuto un’altra protesta a seno nudo.


(fonte:www.lettera43.it)

Rosalba Capasso


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