Amazone e la leggenda del pianoforte bianco

domenica 20 aprile, 2014

Oggi ho deciso di parlarvi di un libro in perfetta sintonia con lo spirito primaverile, dolce e delicato: Amazone e la leggenda del pianoforte bianco di Maxence Fermine. Già in passato ci siamo occupati di questo autore francese contemporaneo che ha conquistato il suo paese con la Trilogia dei colori (in ordine: Neve, Il violino nero e L’apicoltore), opera tradotta e conosciuta in gran parte d’Europa.

Rio delle Amazzoni. Il piccolo villaggio di Emeralda s’inonda di note acquose. Una musica proviene dal fiume vicino.
Giungerà su una zattera Amazone, pianista di colore nel suo smoking bianco, suonando il suo piano immacolato, candido come le nuvole assetate.
Gli uomini di Rodrigues non credono ai loro occhi. Come può un uomo suonare così virtuosamente su una zattera? Curiosità e diffidenza accompagneranno il misterioso protagonista fino a scoprire la sua storia. La verità sul perché sia arrivato fino a quel posto desolato, monade di una civiltà volontariamente isolata.
Dalla sua storia nascerà l’avventura e si scoprirà la forza di un vero amore.[MORE]

Fermine si caratterizza sempre per la sua scrittura impercettibile, come se l’inchiostro fosse il pensiero dell’autore che sfiora la carta. Le parole sono cariche di emozioni e liricità. I periodi brevi e semplici. La narrazione è immediata e i personaggi “tremolanti”, come se il lettore li vedesse con gli occhi appannati, sotto il sole cocente. Ma sono talmente forti i sentimenti, e talmente puri e pensieri, che i protagonisti si delineano e tutto diventa più palpabile.
Anche le note che «magiche salgono fino al cielo e si trasformano in fiocchi di neve». Il sogno del pianoforte bianco.

«Vengo dai rimpianti, vado verso il sogno e mi trovo qui per caso.»

Valeria Nisticò

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