Amabile: oltre la cronaca della vicenda Strazzer. Gioielli di design, tra artigianato e marketing digitale
Recentemente si parla di Amabile, azienda modenese specializzata in gioielli di design, più per una vicenda, ancora tutta da chiarire ma di grande visibilità, legata alla sua fondatrice e CEO, Martina Strazzer, che per la sua ascesa importante.
I retroscena sono ancora in corso, ma a essere certi sono invece i numeri del marchio: basta consultare i dati del fatturato di Amabile su Money Aziende per farsi un’idea della crescita del brand, capace di toccare nel 2024 la cifra di 7 milioni e mezzo di euro.
Una solidità che è frutto del connubio tra artigianato made in Italy, marketing digitale e, fino a questo momento almeno, una comunicazione autentica, in cui la fondatrice ha messo molto della sua immagine, ma con coerenza rispetto a quanto proposto.
L’intervista di Martina Strazzer a Selvaggia Lucarelli, che fa discutere
La vicenda è nota, e ha attraversato soprattutto i social: una dipendente dell’azienda avrebbe accusato la titolare di averla mandata a casa dopo aver proposto un’immagine di imprenditrice che investe nel lavoro femminile, assumendo donne incinte.
A fare scalpore è attualmente l’intervista rilasciata a Selvaggia Lucarelli, la giornalista che per prima ha svelato il “Pandoro-gate”, che afferma nella sua seguitissima newsletter “Vale Tutto” quanto segue:
“La mia impressione, poi confermata da questa intervista, è stata fin dall’inizio che non si trattasse di un caso Ferragni. Sì, Strazzer ha usato il marketing delle emozioni e ha legato troppo il brand alla sua immagine di brava ragazza piena di valori, ma è una che ama la sua azienda, il suo lavoro. Una che in ufficio ci va davvero, che conosce la materia e ha la struttura mentale dell’imprenditrice.”
Quanto accaduto verrà chiarito nelle opportune sedi legali, ma la fondatrice di Amabile avrebbe dichiarato a Lucarelli: “Mi assumo la responsabilità di aver trasformato una normale selezione di risorse umane in un simbolo valoriale. Ma Sara [la ex dipendente] commetteva errori di contabilità troppo seri, non potevamo tenerla”.
A oggi, a parte questo “inciampo”, la strategia adottata dà ragione ad Amabile e a Martina Strazzer. Vediamo perché.
Gioielli autentici, tra social ed e-commerce
La storia di Amabile inizia a Modena, quando l’azienda viene fondata come brand nativo digitale per un’intuizione di Martina Strazzer; in poco tempo si ricava uno spazio rilevante all’interno di un mercato competitivo.
Una scelta di autoaffermazione, quella della fondatrice, che parte da un budget di soli 300 euro, dai laboratori orafi del territorio e dalla riscoperta della tradizione artigianale locale.
Il primo successo arriva con Lovli, un gioiello dal design senza tempo, preso in prestito dagli anni Novanta e riportato alla ribalta. È l’inizio di una crescita esponenziale, ben sostenuta dalla community.
L’approccio local e global insieme, digitale ma ben ancorato alle radici, è ciò che potrebbe far pensare a una presenza di Amabile ai Money Awards, manifestazione la cui premiazione è in programma per il 27 novembre prossimo e che dà visibilità alle imprese del made in Italy che si sono distinte per crescita, innovazione e sostenibilità.
Tratti che ritroviamo in Amabile, azienda che continua a crescere con stabilità e che sembrerebbe saper affrontare anche le difficoltà con lo stesso stile dei suoi gioielli.
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