Scienza & Tecnologia
Allarme WWF: l'inquinamento mette a rischio un terzo dei patrimoni mondiali dell'umanità
MATERA, 4 OTTOBRE 2015 – Non sembrerebbe una novità: il petrolio e i gas rischiano di contaminare le riserve naturali che si cerca di mantenere integre. Ma quando è il WWF, nel rapporto annuale, a lanciare l’allarme, la situazione sembra caricarsi di toni ancora più scuri.
I dati parlano chiaro: quasi un terzo (ossia il 31%) dei siti naturali Patrimonio dell'umanità rischia di scomparire a causa dell'inquinamento e della deforestazione provocati dalla ricerca del petrolio. Per di più, su 41 Patrimoni naturali, sono 25 quelli minacciati (il 61%) da attività o concessioni per le estrazioni. In Asia il problema riguarda 24 siti su 70 (34%), mentre nell'America latina e caraibica 13 su 41 (31%). Leggermente meno grave appare la situazione in Occidente, dove, tra Europa e Nord America, i siti in pericolo sono 7 su 71 (10%).
A preoccupare maggiormente gli esperti c’è il fatto che i dati mostrano un andamento crescente. Basti pensare che, solo un anno fa, la percentuale dei siti naturali Patrimonio dell’umanità a rischio era del 24%, contro il 31% di quest’anno: si tratta di una parabola che non accenna a smettere di crescere, a meno che non si verifichi una brusca inversione di tendenza. [MORE]
Tra i luoghi più a rischio, sempre secondo il WWF, oltre alla Barriera Corallina, anche il Parco Nazionale Virunga nella Repubblica democratica del Congo, quello del Lago Malawi, la Riserva Selous in Tanzania, il parco nazionale Wood Buffalo in Canada e il delta del Danubio in Romania.
Pertanto, la denuncia del WWF è quanto mai drammatica: “I siti naturali Patrimonio dell'umanità, che coprono meno dell'1% della superficie del pianeta e hanno un valore eccezionale in termini di specie e paesaggi, corrono un rischio crescente di sfruttamento e di danni irreparabili, che a loro volta danneggiano le comunità dipendenti da questi luoghi per la sussistenza”. Soprattutto, se a risultare maggiormente colpiti dal disboscamento e dall’inquinamento sono proprio i paesi in via di sviluppo, dove la gran parte dei siti decretati Patrimoni naturali sono concentrati.
Il problema, d’altronde, non riguarda soltanto la flora, ma anche gli animali che, in aree non più totalmente incontaminate, potrebbero non riuscire a sopravvivere. Alcune delle specie maggiormente a rischio sono i gorilla di montagna e gli elefanti africani, i leopardi delle nevi, le balene e le tartarughe marine.
Proprio per questo, il WWF ha lanciato un appello ai governi locali affinché venga approvata la creazione di zone “no-go”, ossia di luoghi, all’interno dei siti naturali Patrimonio dell’umanità, in cui viga il divieto più completo di sfruttamento delle risorse.
(foto: pbs.org)
Sara Svolacchia