Allarme Dia, preoccupante crescita crimini ambientali. Relazione, mani mafie su appalti
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 17 GEN - I crimini ambientali sono "in preoccupante estensione" poiché coinvolgono "trasversalmente, interessi diversificati" e va ad "interferire sull'ambiente e sull'integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita". Lo scrive la Dia nella Relazione semestrale sottolineando un altro aspetto che emerge dalle indagini: il tentativo delle mafie "di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani" e quelli per le "attività di bonifica dei siti".
La gestione illegale dei rifiuti, dicono gli analisti della Direzione investigativa antimafia, "è purtroppo in costante espansione ed oggi appare ancor più superfluo affermare quanto essa rappresenti uno dei settori di maggiore interessi per le organizzazioni criminali, attratte da profitti esponenziali e di difficile misurazioni". Ma se questo è possibile non è solo colpa dei mafiosi: "nei reati connessi al traffico illecito dei rifiuti si intrecciano condotte illecite di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo, dalla raccolta allo smaltimento: non solo elementi criminali, ma anche imprenditori ed amministratori pubblici privi di scrupoli".
In sostanza, l'illegalità ambientale è un fenomeno che "si alimenta costantemente grazie all'azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso, nonché di broker, anche a vocazione internazionale, in grado di interloquire ad ogni livello". Quanto ai tentativi delle cosche di mettere le mani sugli appalti per la raccolta dei rifiuti, "particolarmente aggressivi - dice la Dia - si sono rivelati i tentativi di condizionamento delle procedure di appalto attraverso le intimidazioni in danno di imprese concorrenti, ma anche attraverso accordi e relazioni con esponenti delle istituzioni locali e del mondo imprenditoriale".
Quando, invece, i tentativi si sono realizzati nella fase di esecuzione dei contratti, i clan "hanno imposto alle imprese aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento l'assunzione di manodopera, l'affidamento di attività connesse al ciclo dei rifiuti ad imprese riconducibili alle organizzazioni criminali o il versamento di quote estorsive per evitare il danneggiamento ritorsivo dei mezzi d'opera".