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ROMA, 14 FEBBRAIO – Avanzano le trattative per la cessione del pacchetto azionario della principale compagnia aerea in Italia, in amministrazione straordinaria dal 2017 in conseguenza dell’uscita dalla società di Etihad, che nel 2015 aveva acquisito il 49% di Alitalia e consentito il rinnovo di marchio e livrea. Con la necessità di reperire nuove risorse per effettuare una ricapitalizzazione e l’avvio di un nuovo piano industriale, i commissari straordinari di Alitalia – nominati già dal precedente governo – hanno messo varie ipotesi sul piatto del Ministero dello Sviluppo Economico, che sta seguendo da vicino le trattative sia per garantire il regolare svolgimento delle attività aziendali della compagnia di bandiera sia per assicurarsi di rientrare del prestito-ponte da 600 milioni concesso all’azienda.
I possibili acquirenti individuati dai commissari e considerati più idonei sono le altre compagnie aeree Delta ed EasyJet. Il progetto imprenditoriale degli Statunitensi di Delta era considerato il più serio e vantaggioso per gli interessi di Alitalia, prevedendo anche il coinvolgimento di Air France e KLM (a sua volta controllata dalla compagnia francese) per un 20% ciascuna: per migliorare l’efficienza dei servizi, tuttavia, si prospettava un rinnovo della flotta con riduzione del numero complessivo degli aeromobili e la previsione di almeno 2mila licenziamenti per esubero. Tale proposta è in gran parte naufragata a causa delle recenti tensioni politiche tra i governi di Italia e Francia, che non permetterebbero un asse diretto Alitalia – Air France, per cui gli Inglesi di EasyJet – da sempre interessati ad un eventuale acquisto – hanno deciso di farsi nuovamente avanti. Resta, invece, molto più defilata la posizione di Lufthansa, che non ha presentato più alcuna offerta o progetto dopo aver inizialmente effettuato un sondaggio.
Ad ogni modo, il governo sta continuando a spingere per provare a realizzare una partecipazione pubblica, almeno indiretta, all’azienda di trasporti aerei. In tal senso, il M5S è in prima linea – ed in particolare proprio il ministro per lo sviluppo economico Di Maio – e non ha mai nascosto l’intenzione di realizzare una newco investendo capitali pubblici o di acquisire una quota del pacchetto azionario di Alitalia tramite la società delle Ferrovie dello Stato (s.p.a. che ha il Ministero dell’Economia e delle Finanze come principale azionista), fino ad arrivare all’ulteriore ipotesi di favorire una partecipazione diretta della Cassa Depositi e Prestiti o addirittura di Poste Italiane. In effetti, a tutte le parti in causa potrebbe convenire una conversione del prestito-ponte dello Stato italiano in equity, in modo tale da realizzare indirettamente anche un primo investimento di capitali nella nuova società (la quale potrebbe così arrivare ad una dotazione iniziale di quasi 2 miliardi).
Il Ministero dell’Economia ha comunque fatto sapere di essere pronto ad accettare di divenire parte attiva nella costituzione del nuovo gruppo imprenditoriale alla guida di Alitalia, anche con una partecipazione diretta (modellata magari su quella dello Stato francese in Air France, che si limita al 14-15%), a condizione però della sostenibilità del piano industriale ed in conformità con le normative europee. Successivamente, al termine di un vertice con Di Maio e Conte, anche il ministro Tria ha confermato il disco verde alla partecipazione alle trattative, mentre il consiglio di amministrazione della società Ferrovie dello Stato ha posto la condizione (che pare essere stata accolta dal governo) di un asse con Delta ed EasyJet, in modo tale da conferire ad Alitalia una dotazione d’impresa complessivamente forte, consentendole di tornare competitiva e di avere nuovo slancio a livello internazionale, riemergendo dalla linea di galleggiamento sulla quale si trova da anni.
Il tema sarà oggi affrontato anche nel confronto che il vicepremier Di Maio sosterrà con i sindacati. Al tavolo di discussione organizzato al MISE, i rappresentanti dei lavoratori si presenteranno agguerriti, con i segretari CGIL e UIL Maurizio Landini e Carmelo Barbagallo, insieme ad altre 15 sigle tra categorie interne, lavoratori autonomi ed associazioni professionali, oltre ai tre commissari straordinari Stefano Paleari, Enrico Laghi e Daniele Discepolo. Barbagallo e Landini esprimono da molte settimane forte preoccupazione sulle prospettive lavorative dei dipendenti Alitalia (considerando anche le proposte di licenziamenti di massa avanzate dalle altre aziende interessate all’acquisto): “Non si può più aspettare – ha avvertito il neo-segretario CGIL – “bisogna fare presto e prendere a breve una decisione per salvaguardare l’occupazione e dare futuro all’azienda. Ci auguriamo che oggi ci siano risposte precise su partner e progetto industriale”.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: uomoemanager.it