Aaron pensieri a 4 zampe
Alimentazione naturale nel cane. A colloquio con il medico veterinario Alda Grossi
REGGIO EMILIA, 14 AGOSTO 2017 - "Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo". Così affermava Ippocrate, considerato a tutti gli effetti il padre della medicina. Se noi siamo ciò che mangiamo e lo stile alimentare influisce sul comportamento, nonché sul benessere psico-fisico, perché quando si tratta dei nostri amici cani molti proprietari non si affidano a dei professionisti ma spesso si lasciano andare ad un deleterio e nocivo fai da te, tralasciando i fabbisogni nutrizionali di Fido?
Lo abbiamo chiesto al medico veterinario Alda Grossi, esperta in Omeopatia, Immunoisopatia, Agopuntura, Floriterapia (di Bach, Australiana ed Italiana) ed Alimentazione Naturale.
Lo scopo di questa intervista è di trasmettere ai proprietari degli amici a 4 zampe preziose indicazioni su come alimentare il proprio animale domestico e nella maniera più salutare possibile. In questa sede, inoltre, si metteranno a confronto l'alimentazione naturale e i cibi industriali, senza demonizzare questi ultimi, ma cercando di capire di quali elementi ha bisogno il cane per vivere in perfetta forma fisica e per scongiurare l'insorgere di eventuali problematiche legate ad una cattiva alimentazione.
Dottoressa, l'intestino è ritenuto un organo endocrino. Perché è considerato il primo cervello?
“Dagli ultimi studi, l'intestino è stato definito il primo cervello da più autori, poiché ci si è resi conto che, al contrario di quanto comunemente si creda, la maggior quantità di neurotrasmettitori circolanti è secreta dall'intestino e non dal cervello. Ad esempio, il 98% della Serotonina, il c.d. “ormone della felicità”, è prodotto a livello intestinale. Da qui l'importante correlazione tra depressione e stato di salute intestinale. Pertanto, approcciare all'intestino come ad un mero “tubo” di transito alimentare, in cui avverrebbero i noti processi di selezione ed assorbimento dei nutrienti, diviene molto riduttivo, oltre che desueto”.
In cosa consiste l'alimentazione naturale? Perché, a detta di molti, sarebbe la nuova frontiera per la salute?
“L'alimentazione naturale consiste nel somministrare agli animali l'alimento più simile a quanto consumerebbero in natura nel loro habitat. Già nella tua premessa hai enunciato un'eloquente frase di Ippocrate. L'alimento costituisce il carburante della “macchina corpo”, macchina complessa per eccellenza poiché basata sull'equilibrio di diversi microsistemi. Basti pensare alla flora saprofitica intestinale, cutanea, vaginale, ecc. per rendersi conto di ciò. La microflora è la prima barriera protettiva di ogni macrosistema, sia esso un cane, un gatto, un cavallo od un bovino, o l'uomo stesso. Tutti i cordati sono macrosistemi per eccellenza. Ogni specie ha la propria microflora saprofitica, che si sviluppa in condizioni di temperatura e pH caratteristici della specie stessa. Temperatura e pH costituiscono i due fattori fisici principali di selezione della microflora. L'alimento notoriamente influisce sul pH organico e quindi sulla replicazione della corretta flora saprofitica. Inoltre, non sovraccaricando gli organi emuntori principali (fegato e reni), l'alimentazione naturale contribuisce alla pronta capacità reattiva nel produrre le proteine anticorpali a livello epatico, qualora fosse necessario in caso di un “attacco” microbico”.
Con quali alimenti andrebbe nutrito un cane affinché non insorgano problematiche fisiche?
“(Ride, ndr) Beh, a riguardo ci sono varie posizioni: un Barfista ti direbbe che il cane va alimentato esclusivamente con visceri, ossa e carne cruda; i sostenitori dell'alimentazione industriale, invece, non si allontanerebbero mai dalle crocchette. A mio avviso un cane andrebbe alimentato con alimenti naturali tenendo presente l'attività fisica che fa giornalmente, l'età, il peso, il genere, e quindi la richiesta metabolica di mantenimento. Pertanto mi riferisco di norma ad una dieta individualizzata, “semi-Barf” giacchè la mia razione è generalmente orientata verso una ciotola costituita al 50% da proteine animali “grezze” (ossia crude o appena sbollentate) associata ad un 50% di ortaggi/frutta/verdura. In tal modo si somministra un pasto “vivo”, ossia elettricamente valido, un pasto con biofotoni, cioè che apporta energia viva. Per maggiori dettagli in merito, rimando i lettori agli studi del Dr. Popp.
Per rendere l'idea di un pasto elettricamente valido basti pensare alle differenze che troviamo tra l'insalata in busta e quella appena colta, tra la carne in scatola e la bistecca”.
Quali sono le principali differenze tra l'alimentazione naturale e il cibo industriale?
“Oh, le differenze sono numerose, sia a livello chimico che fisico. Chimicamente parlando, mi viene subito da pensare al fatto che nell'alimento naturale troviamo vitamine liposolubili in forma inattivata: queste saranno trasformate in forma attiva dall'organismo stesso, a seconda del suo fabbisogno (ad es: vit. A ed E, notoriamente usate come antiossidanti negli alimenti industriali, sono somministrate in forma attiva, col rischio oggettivo di accumuli epatici e conseguenti blocchi metabolici). Viceversa a livello fisico, possiamo considerare la denaturazione delle proteine che avviene ad opera dei processi termici che subisce la materia prima per la preparazione del pasto industriale. Il risultato finale consiste in un pasto a pH alcalino, inadeguato ai fabbisogni della microflora saprofitica dei carnivori”.
L'alimentazione industriale è suffragata da studi scientifici?
“Se per studi scientifici intendiamo le schede tecniche delle varie aziende mangimistiche, direi di si”.
Quali sono i contro dell'alimentazione naturale? Molti proprietari, ad esempio, lamentano difficoltà nel preparare ogni giorno il cibo per i loro amici a 4 zampe.
“Non ci sono controindicazioni nell'alimentare gli animali con cibi freschi. Se l'organismo è in salute e quindi capace di compiere le necessarie trasformazioni metaboliche, perchè dovrebbero esserci delle controindicazioni? Quanto viene addotto sulle “carenze” alimentari della dieta casalinga, può essere valido solo in soggetti con evidenti deficit metabolici. Ma ritengo che sia compito del medico veterinario diagnosticare, valutare e risolvere tali dismetabolismi, e che sia un'incoscienza affidarsi al mangime X per curare eventuali problematiche cliniche. Nella mia esperienza, posso dire che generalmente i proprietari sono ben felici di poter preparare il pasto ai loro beniamini pelosi! Certo che chi ha cani di grande taglia, deve acquisire una buona organizzazione per stipare le materie prime, prepararle, ecc. Ma il gusto di condividere tempo per preparare la pappa e la soddisfazione di veder consumare con gusto il pasto, superano ogni difficoltà iniziale, incentivando e gratificando i proprietari. Non dimentichiamoci che alla base della domesticazione c'è proprio il gusto della condivisione del pasto (notoriamente gli animali mangiavano gli avanzi della famiglia). Inoltre, pensiamo mai alla depauperazione sensoriale a cui vanno incontro gli animali alimentati con cibi industriali? E' sempre più frequente trovare animali che non riconoscono ciò che per loro sarebbe edibile. Bovini che messi in un prato non sono capaci di riconoscere l'erba; gatti che non riconoscono la carne od il pesce, o le uova!
Tutto ciò è a mio avviso gravissimo, e denota quanto stiamo allontanando anche gli animali dalla Madre Terra, con ovvie conseguenze negative per tutti”.
Quali differenze si notano, da un punto di vista clinico, nel passaggio da un'alimentazione commerciale a quella naturale?
“Gli animali sgonfiano l'addome, rifanno “il fianchetto” nel giro di pochi giorni, mangiano con più appetito ed interesse, sono più svegli e giocosi. Tutti i proprietari mi hanno sempre riferito che “sembra che ringiovaniscano”! Inoltre, si osserva una netta riduzione dei volumi di feci prodotte giornalmente. Pur essendo regolari nello svuotare l'alvo, gli animali defecano meno. Ciò spinge i proprietari a numerose riflessioni sensate. Ci tengo ad aggiungere che spesso si sente dire che se gli animali mangiano alimenti naturali vanno in diarrea, vomitano, si grattano. Occorre specificare che l'alimento naturale mette in luce il reale stato di “salute” dell'animale in questione, quindi slatentizza od evidenzia delle problematiche che altrimenti verrebbero tenute nascoste dall'alimento industriale stesso. E' compito del medico veterinario contestualizzare i sintomi e risolverli adeguatamente, solo lui ha le competenze e la formazione per discriminare una diarrea infettiva da una parassitaria, o da un dismetabolismo.
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In molti alimenti industriali sono presenti vitamine liposolubili (E, A), che in natura vengono assunte in forma inattivata. Esiste un rischio concreto di intossicazione?
“Come già accennato, non è l'intossicazione il problema, ma il sovraccarico. Paradossalmente gli eccessi e le carenze vitaminiche danno quadri clinici molto simili per cui diventa difficile diagnosticare correttamente se non si considera attentamente l'alimentazione”.
Cosa si intende per flora microbica e qual è la sua funzione? Il cibo commerciale ne è privo o ne possiede un contenuto ridotto?
“In una delle risposte precedenti, riguardo la flora saprofitica, mi sono limitata ad accennare alla sua funzione protettiva nei confronti dei patogeni, grazie all'effetto barriera che costituisce sulla mucosa intestinale e alle numerose sostanze che produce (ad es. le adesine, sostanze antibiotico-like, attive contro i patogeni). Ma il microbioma svolge anche funzione trofica (di nutrimento) nei confronti dell'epitelio intestinale, garantendone la sua integrità (si pensi alla produzione di acido butirrico e quanto questo sia utile alle cellule stesse); ha funzioni metaboliche: produce alcune vitamine del gruppo B, la vit. K, alcuni amminoacidi, interviene nei processi digestivi e di assorbimento dei nutrienti, interviene nel metabolismo della bilirubina e degli acidi biliari. Chiaramente, ogni specie ha il proprio microbioma, che svolge proprie e peculiari attività specie-specifiche. Numerosi studi sono stati condotti sull'uomo e sui bovini, nelle altre specie ce ne sono molto pochi e di norma si sa poco”.
I cereali e i grassi presenti nelle crocchette, o in un'alimentazione fai da te, possono determinare neoplasie gastriche e intestinali?
“Sul discorso neoplastico preferisco soprassedere per la complessità dell'argomento. L'alimentazione non è il solo fattore predisponente alle neoplasie, e quindi trovo che la sede non sia adeguata all'argomento. Viceversa, ritengo che i grassi animali presenti nella materia prima degli alimenti industriali, trattati termicamente, vadano incontro necessariamente a processi di perossidazione (notoriamente cancerogeni), ovviati dall'aggiunta di antiossidanti: le famose vitamine A ed E (liposolubili) in forma attiva.
Cosa pensa delle linee terapeutiche di cibo industriale?
Preferisco non pronunciarmi in merito (sorriso sornione, ndr).
Impatto ambientale nella produzione di cibo industriale e aspetto economico. Le spiace fornirci una breve riflessione su questi due temi?
“Certamente! Riguardo all'impatto ambientale, devi sapere che degli australiani hanno calcolato che per produrre la quantità annuale di crocchette necessaria ad un gatto di 3,5-4 kg di peso, occorrono circa 0,3 ettari di terra. “Eat the dog” è il libro che hanno scritto, e direi che già il titolo induce a molte riflessioni sulla paradossale sostenibilità produttiva della nostra economia. Così è altrettanto paradossale la voce di spesa annuale o mensile relativa all'alimentazione dei cani e dei gatti domestici. Basti pensare al costo/kg (dai 6-8 euro in su) delle crocchette e paragonarlo al costo/kg dei ritagli di carne necessari alla preparazione della razione casalinga (dai 1,5-2 euro in su). Il famoso 5/4, ossia la parte di carcassa macellata costituita dai visceri, ormai è ritenuto rifiuto speciale, si paga per smaltirlo, quando sarebbe una fonte alimentare ottimale per i nostri carnivori. Occorre tornare alle origini, riprendere contatto col buon senso e con la realtà delle cose. Impatteremmo meno a livello ambientale, economico, e tutti ne godremmo in termini di salute e ricchezza”.
In nessun caso e in nessuna circostanza è favorevole all'alimentazione industriale?
“Ma certo che no! E' ovvio che se si parte per le ferie, o si lasciano gli animali in una pensione, è decisamente comodo ricorrere al cibo industriale. Occorre circostanziare, conoscere e riflettere per poter fare scelte alimentari consapevoli. Un conto è ricorrere al cibo industriale una volta a settimana, un conto è somministrarlo regolarmente, magari fin dallo svezzamento, con ovvie disastrose conseguenze: la flora microbica saprofitica non riesce a svilupparsi, e con essa lo stesso epitelio intestinale. I canidi in natura hanno anche funzione di “spazzini”: consumano carcasse in decomposizione. Hai idea di che flora saprofitica avrebbero in natura? Siamo arrivati ad avere cani “con stomaco debole”, un paradosso. Urge diffondere conoscenza e consapevolezza, limitando ed illuminando i paradossi determinati dalla tecnocrazia scientista che caratterizza questo momento storico”.
Luigi Cacciatori