Politica
Alfano: "Sulla legge elettorale riteniamo di avere le mani libere"
ROMA, 22 MAGGIO – “Sembra che il PD stia facendo alleanze fuori dalla maggioranza, quindi riteniamo di avere le mani libere sulla legge elettorale” ha dichiarato Angelino Alfano, leader di Area Popolare, commentando le recenti evoluzioni del dibattito sul sistema da adottare per andare alle urne.
Il Ministro degli Esteri ha poi chiarito che intende aspettare “che gli atti arrivino in Parlamento” prima di esprimersi, ricordando che anche AP ha una proposta di legge, e che verranno presentati emendamenti all'imminente ddl.[MORE]
L’approvazione della legge elettorale dovrà necessariamente passare per un’alleanza trasversale nelle aule di Camera e Senato. Se infatti qualche giorno fa sembrava delinearsi all’orizzonte un’asse PD-Verdini-Salvini, ed in un secondo momento si era profilato un ritorno al binomio Renzi-Berlusconi., oggi il capogruppo del PD alla Camera si è dichiarato pronto ad andare subito alle urne.
Anche Matteo Salvini è intervenuto sul punto, esprimendo la propria preferenza per un sistema maggioritario ma al contempo avallando ogni scelta che possa portare al voto immediato. “Il maggioritario è il miglior sistema elettorale, perché l’elettore sa chi elegge e chi vince governa, mentre chi perde fa opposizione”, queste le parole del leader del Carroccio, che ha poi definito il proporzionale “confuso”.
Salvini ha poi sottolineato come sia necessario adottare una legge che eviti scenari in cui, ad urne chiuse, si decida in un secondo momento con chi governare, come ad esempio accade in Germania. Nonostante ciò, il segretario leghista ha concluso affermando che “se passa il sistema tedesco e gli italiani possono votare a settembre, pur di andare alle urne lo voto”.
La partita sulla legge elettorale è quindi ancora tutta da giocare. L’unica certezza, ad oggi, è che il sistema esistente è connotato da una marcata asimmetria. Tralasciando la questione relativa alle soglie di sbarramento, attualmente alla Camera si applicherebbe l’Italicum, ad esclusione del ballottaggio dichiarato incostituzionale dalla Consulta, quindi un proporzionale con premio di maggioranza al 40%. Al Senato, invece, restano ancora in vigore i residui del cosiddetto Porcellum, come censurato dalla Corte Costituzionale nel 2014. In buona sostanza, un proporzionale puro. L'operare congiunto di questi due sistemi, nella configurazione esistente, non garantirebbe in alcun modo la governabilità.
Paolo Fernandes
Foto: parlamentodellalegalità.it