Politica
Alfano-Renzi, le scintille nel Paese della palude
MILANO, 1 GIUGNO - Le scintille di ieri e degli scorsi giorni sulla soglia di sbarramento del 5% all’interno della nuova legge elettorale continuano a tenere banco nella cronaca politica. Dopo le ‘accuse’ dell’ex premier Matteo Renzi, arrivano repliche al veleno da parte degli esponenti di Alternativa Popolare, che attaccano a loro volta il segretario Pd e la sua sete di rivincita.[MORE]
Il tema è cruciale, considerato che in ballo vi è la stabilità di un Paese spesso politicamente precario. Il pareggio elettorale del 2013, che ha portato all’instaurazione di ben tre esecutivi, non sembra preoccupare più di tanto il leader Pd. Perché votare sei mesi prima o dopo «non cambia nulla» - è il pensiero del Renzi 2.0 - tornato alla ribalta dopo la depressione post-referendum.
E non è un caso che ieri Renzi abbia confermato le proprie intenzioni: anticipare il voto a settembre, con una possibile data, presumibilmente quella del 10. Perché se si può votare in Germania e in Austria – è il succo del pensiero – è altrettanto possibile portare il Belpaese al voto, nonostante l’imminente impegno legato alla cruciale legge di Stabilità. E la polemica con Alfano è un altro segnale di chi ormai si mostra sempre più impaziente, ed intende voltare pagina ritornando alla ribalta da protagonista.
«Non si può bloccare tutto per Alfano» - ha attaccato ieri l’ex premier – scaricando definitivamente il fedele alleato dei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Ma Renzi ha osato e si è esposto in maniera piuttosto chiara, attaccando personalmente l’attuale ministro degli Esteri, e ricordando delle poltrone accumulate sin dall’ultimo governo presieduto da Silvio Berlusconi. Certo, l’accordo trovato sul modello tedesco non potrà certo essere gettato al vento per una sola compagine politica: ma è pur vero che la responsabilità politica non può altrettanto essere solo sbandierata senza verifiche sul campo.
E se di responsabilità politica si deve parlare, il punto focale di riferimento è la tutela dell’attuale legislatura e di tutte quelle fattispecie legislative che rischiano di cadere nel nulla con l’eventuale addio anticipato dell’Esecutivo Gentiloni. Renzi sembra tuttavia tirare dritto, con il pallino del gioco ormai in mano nonostante esprima profonde riserve sul modello elettorale tedesco condiviso anche da gran parte delle opposizioni politiche e parlamentari. Ma l’impressione è che la responsabilità politica sia davvero altra cosa, rispetto ad un semplice accordo su una legge elettorale, peraltro doveroso alla luce di decennali nefandezze che prendono vita dal Porcellum e passano per la parziale bocciatura dell’Italicum.
Ma come si diceva, Alternativa Popolare non ha affatto gradito l’affondo renziano nei confronti del proprio leader. Ed ha reagito, in primis con lo stesso Alfano, che ha accusato Renzi di voler andare a voto anticipato decretando di fatto la decisione di far cadere Gentiloni. Ed è peraltro quanto confermato dal deputato Sergio Pizzolante: «Renzi ha un istinto evidente ad ammazzare gli amici politici. Il punto non è lo sbarramento al 5%, ma che Renzi ha la smania di prendersi la rivincita dalla sonora sconfitta. E per questo, da febbraio chiede a noi di far cadere il governo Gentiloni ed in cambio ci ha detto ‘la legge elettorale scrivetela voi’». Queste le dichiarazioni shock del deputato alfaniano, peraltro confermate da Roberto Formigoni. Accuse pesanti, che difficilmente passeranno inosservate.
E mentre la strada verso la nuova legge elettorale sembra incanalarsi sui binari di un successo che fa quasi comodo a tutti, ecco che il Paese rischia nuovamente di ritrovarsi in una instabilità che potrebbe avere ripercussioni in Ue, considerati i passaggi decisivi e precedentemente menzionati sulla legge di Bilancio. Insomma, come ai tempi del governo Letta nulla pare essere più così certo. Il tempo di stare sereni è rimandato a data (e voto) da destinarsi.
foto da: corrispondenzaromana.it
Cosimo Cataleta