Cronaca

Alessio Boni sa "elargire le complete nudità del sentimento umano". Intervista all'attore

FORLI', 8 GIUGNO 2012 - Alessio Boni è nato a Sarnico (BG) il 4 luglio 1966. È noto per le sue interpretazioni in numerose produzioni teatrali e cinematografiche. Popolare ai più con la serie televisiva Incantesimo, partecipa come protagonista a molti film: da La meglio gioventù a La bestia nel cuore, da Quando sei nato non puoi più nasconderti a Arrivederci amore, ciao, da Sangue pazzo a Complici del silenzio, da Caravaggio a Sinestesia. Da non dimenticare la sua partecipazione a numerose fiction televisive, da La donna del treno a L’uomo del vento, da Guerra e pace a Puccini, da Walter Chiari – fino all’ultima risata a La fuga di Teresa, che contribuiscono a renderlo uno degli attori più apprezzati dalla critica e dal pubblico del panorama culturale italiano.[MORE]

Come hai fatto a capire che il mestiere che volevi fare nella vita era quello di attore?

L'ho capito tardi, dopo aver visto uno spettacolo teatrale a 21 anni "La Gatta Cenerentola"; ho sentito di essere attratto completamente da quel mondo, ma solo dopo una decina di anni che avevo intrapreso il mio percorso ho compreso che forse la mia scelta non era sbagliata.

Chi è o è stato il tuo modello?

I miei modelli sono stati tutti i più grandi attori, tutti coloro che avevano le braci negli occhi, che esternavano passione e totale intima dedizione al personaggio che stavano interpretando.

Quale fine ha l'attore nei confronti della vita?

Deve saperla contemplare e rivelare, elargendo le complete nudità del sentimento umano.
Tra tutti i personaggi interpretati, qual è quello che ricordi con maggior piacere?
Per tutto ciò che mi ha dato, ricordo con grande piacere Matteo Carati de “La meglio Gioventù”, un personaggio sempre sfuggevole al limite e struggente.

Tra i vari ruoli, quale si avvicina di più alla tua personalità e al tuo carattere?

Ogni ruolo può avere qualcosa del mio carattere, perché inevitabilmente si porta molta vita e vissuto in scena, ma non ce n'è uno particolarmente vicino perché tendo a scegliere di interpretare quei personaggi il più distanti possibile da me, sono proprio quelli che mi attraggono di più.

Il tuo sito si apre con una poesia riguardante la nostalgia, questa quanto fa parte della tua vita?

La nostalgia esiste in tutti noi, a me appartiene in modo profondo perché so che non potrò più tornare all’innocenza che ho vissuto durante l’infanzia e l'adolescenza nel mio paese; io sono cambiato e farò sempre di più scelte completamente diverse ma che ora mi appartengono.

C'è una tematica che vorresti trasmettere alla gente e che ancora non hai avuto la possibilità di fare?

Ce ne sono tante, forse quella in cui porrei di più l'attenzione è l'intolleranza, perché ormai alberga in tutti noi, che sia a piccole o a grandi dosi.

Hai qualche rimpianto riguardo la sua formazione professionale?

L'unico rimpianto è di non aver fatto un liceo, mi sono diplomato facendo Ragioneria serale, ma non ero per niente attratto dalle materie di quell'indirizzo e di quel quinquennio non ricordo quasi nulla, (peccato).


Sei in scena con "Art" di Y. Reza. Secondo quanto da te dichiarato, in questa commedia l'arte è solo il pretesto per esplorare le declinazioni dell'amicizia. Credi in questo valore?

L'amicizia è uno dei sentimenti più profondi nella vita di un essere umano, sta a noi saperla coltivare ed accudire, ma credo che una persona priva di amicizia si perda veramente una grande preziosità.

Nel programma "Vieni via con me" di Fazio e Saviano, molti interventi si basavano sulla dicotomia "resto perché- vado via perché” riguardante il fatto di rimanere in Italia o meno; per quali motivi resteresti e per quali te ne andresti?

Resto e non vado via perché sono italiano prima di tutto e ne sono molto fiero, perché il nostro Paese detiene circa il 70 % del patrimonio artistico nel mondo ed io amo l'arte e perché in definitiva credo ancora negli italiani.

Nel recente programma "Quello che (non) ho" di Fazio e Saviano, molti interventi si basavano sulla dicotomia " quello che ho - quello che non ho", tu cosa hai e cosa non hai nella vita?

Quello che ho è la vita, quindi tutto, ma devo comprendere ancora molto per carpirla appieno, comunque ci sto lavorando.

Oggigiorno i neolaureati lasciano in gran parte l'Italia alla ricerca di un futuro professionale migliore, convinti che in questo paese non ci sia più una giusta meritocrazia, cosa ne pensi?

Difficilissimo rispondere a questa domanda, è vero che oggi si marcia più con le conoscenze che per il merito, ma è anche vero che non ci si deve arrendere, il cancro della corruzione e della raccomandazione sta principalmente in noi e solo da noi singoli cittadini si può veramente fermare. Detto questo però comprendo benissimo chi vuole arricchire il proprio bagaglio culturale all'estero.

L’ex ministro Tremonti ha dichiarato che "con la cultura non si mangia", condividi questo pensiero?

È una delle frasi più insensate che abbia mai sentito nella mia vita, per me la Cultura è il principale termometro della democrazia e della libertà di pensiero di una nazione. Anche il più scarso economo capirebbe che, con una nazione come l'Italia, solo grazie alla Cultura si mobiliterebbero agenzie di viaggio, trasporti , ristoranti, bar, alberghi, guide turistiche, grafici pubblicitari, banche, ecc, ecc… Come si fa a dire che non porta denaro?

Negli ultimi anni, la televisione è completamente cambiata. I reality show hanno dominato il panorama televisivo e hanno inaugurato un periodo in cui la tv urlata prevale a discapito dei programmi culturali ed educativi. Credi che ci siano ancora dei programmi in grado di veicolare valori positivi? La televisione, infatti, dovrebbe anche essere portatrice di cultura...

Credo fermamente che ci siano programmi ancora validi ed onesti in Tv, sperando che non eroghino leggi a discapito dell'informazione, perché allora sì che la Tv sarebbe definitivamente finita. I reality sono un prodotto dei nostri tempi, non è così terribile che ci siano, è spaventoso se ci sono solo quelli.

Nella tua carriera hai recitato molto anche in teatro, cosa ti trasmette di diverso esibirsi sul palcoscenico, piuttosto che davanti ad una telecamera? Che cos'è il teatro?

Il teatro è linfa vitale perché l'attore interagisce con il pubblico che varia ogni sera; con un film interagisci con i colleghi, ma principalmente con una macchina da presa. Detto ciò, a prodotto finito un film può suscitare anche più emozioni di uno spettacolo teatrale, però il teatro è la vera genesi del nostro mestiere.

Sei una persona molto impegnata, sei riuscito a realizzare il suo sogno di diventare un Attore, cosa consiglieresti a quei giovani che vorrebbero intraprendere la carriera della recitazione?

Ai giovani consiglio di diventare persone di valore nel campo che hanno scelto, qualsiasi esso sia e non per forza di successo; il successo te lo puoi anche conquistare facilmente in una società come la nostra, ma la stima?! È bello trovare il piacere di apprendere e conoscere la materia che si sta studiando, perché, solo con lo studio e l'approfondimento, potrai comprendere se possiedi talento o meno. Si deve scavare!

Hai dato il volto a Walter Chiari, una responsabilità molto forte. Perché hai accettato questo ruolo?

Walter Chiari è stato un grande artista italiano, bistrattato un po’ dal finto perbenismo della nostra burocrazia. È giusto farlo riecheggiare per ciò che era.

Hai lavorato con alcuni dei più grandi attori italiani e non solo. C'è un attore con il quale ti sentiresti onorato di lavorare? Quale ruolo ti piacerebbe interpretare?

Mi piacerebbe lavorare con tanti attori, per me uno dei migliori in assoluto nel mondo è Daniel Day Lewis. Ruoli? Centinaia, non basterebbe la tua intervista, posso solo dirti che sono molto affezionato ad "Amleto", per averlo studiato tre anni in Accademia con il mio Maestro Orazio Costa.

Sei un attore affermato di cinema, teatro e televisione. Hai, tuttavia, ancora un sogno che ti piacerebbe realizzare?

Professionalmente mi piacerebbe passare alla regia, privatamente un figlio.

Sembri una persona abbastanza soddisfatta di te, ma cosa ti fa più paura oggi, cosa speri per te stesso e cosa non rinunceresti mai nella vita?

Mi fa paura l'insolenza dei potenti e l'ignoranza, per me stesso non spero mai, mi applico solo con tutto me stesso nei momenti che vivo e non rinuncerei mai alla libertà in tutte le sue forme.

Nuovi progetti?

Letture varie, sparse per l'Italia quest'estate, riprenderò la tournée teatrale di "Art"quest'inverno e ora sto terminando di girare l'Odissea in Portogallo dove sarò Ulisse.

Giulia Farneti