Cultura e Spettacolo
Alessandro Mazzitelli, quando l'Arte prende forma
Catanzaro, 12 Novembre - Agli inizi degli anni ’50 il centro storico di Catanzaro è un dedalo al cui interno operano centinaia di botteghe artigianali. Nel cuore del rione “Pianicello” svolge la sua attività un artigiano particolare, Achille Mazzitelli. Tra le sue tante opere ci sono anche i manifesti cinematografici che realizza a mano per il cinema cittadino. Avvolto in un grembiule nero intriso di colori, a tal punto da sembrare una tavolozza, con le sue dita distribuisce sapientemente i colori ad olio o quelli a smalto, realizzando prodotti che sono delle vere e proprie opere d’arte.
Sarà l’odore di trementina che lo avvolge appena entrato, saranno le sfumature del camice del papà o le sue dita che accarezzano i manufatti, ma Alessandro Mazzitelli, figlio di Achille, benché ancora molto piccolo, non riesce a stare lontano da questo piccolo tempio dell’arte. Intinge le sue dita nei colori del papà e inizia a dipingere su ogni supporto. Achille non lo ostacola, lo osserva, si accorge che c’è qualcosa di speciale in lui. Gli affida dei vasi di terracotta che decora con grande piacere dei parenti che fanno a gara per accaparrarseli. Ama realizzare costruzioni immaginifiche con i prodotti di scarto, in particolare i rullini delle macchine fotografiche. Si realizza da solo il suo primo cavalletto da studio. Non sente la necessità di andare a giocare al calcio con i ragazzi della sua età, soltanto con Gioacchino Lamanna stringe un’amicizia fraterna. Condividono l’amore per l’arte, si alzano al mattino presto in cerca di luoghi particolari da dove poter dipingere gli scorci più suggestivi della città. All’età di 12 anni ormai la vena artistica di Alessandro è palese, Achille, con il dolore nel cuore, ma anche con la serenità che gli arriva dal sapere che così facendo può garantire a suo figlio il futuro che sogna, lo accompagna a Reggio Calabria e lo iscrive prima alla Scuola d’Arte e poi all’Istituto di Belle Arti. Alessandro si ritrova a vivere, senza le facili connessioni attuali, in una pensione da solo, unico punto di riferimento la signora che la gestisce. Il primo periodo la tristezza è il suo sentimento più forte, gradualmente l’amore per l’arte assorbe tutte le sue energie e i risultati non tardano ad arrivare. Grazie agli insegnamenti dell’insigne studioso e critico d’arte Alfonso Frangipane, del famoso ed emerito architetto Albanese e di altri maestri d’arte, riceve una formazione artistica tale che gli consentono, ancora giovanissimo, di superare tutti gli studi e di realizzare numerose mostre d’arte vincendo anche il “Premio Ceramica Faenza” e il premio “La giornata dei Musei”. Terminati gli studi gli viene assegnata per meriti artistici la Cattedra di Discipline Pittoriche all’Istituto di Belle Arti di Vibo Valentia. Stanco del lungo periodo trascorso lontano dalla sua famiglia rifiuta la nomina. Rientra a Catanzaro e inizia la sua carriera d’insegnante nel 1969 presso il nascente Liceo Artistico Statale di Catanzaro. Si dimostra sin da subito un professore anomalo. Esorta i suoi allievi ad aggiornarsi e a confrontarsi con gli avvenimenti artistici nel mondo, trasmettendo loro vitalità ed interesse per l'Arte, creando un ambiente fervido e vivace, interessante, moderno, punto di rottura con l'arte tradizionale e di genere.
Non imbriglia mai la sua vena artistica, anzi, diventa sempre più prolifico. Alla fine degli anni ’60, pur vivendo in Calabria, traspare sorprendentemente dalle sue opere un carattere moderno, anticonvenzionale, all'avanguardia. Guidato da un atteggiamento rigorosamente anti-formale, in antitesi con il figurativismo della pop art e con le fredde geometrie della minimal art, è l’unico artista locale che osa produrre un’opera ispirata alla Land Art, una forma d'arte contemporanea sorta negli Stati Uniti tra il 1967 e il 1968, caratterizzata dall'intervento diretto dell'artista sul territorio naturale, specie negli spazi incontaminati. Egli avvolge gli alberi della Sila con dei rotoli enormi di carta bianca. É, però, uno spirito libero, non può farsi certamente ingabbiare da nessuna delle tendenze artistiche. “Sono dell'avviso che l'artista del FUTURO sia quello capace di espandersi su più stili multiformi. Io lavoro da sempre così. Non mi piace essere definito in un unico filone. Sovente mi ritrovo a lavorare su cinque lavori con indirizzi diversi. Opere eterogenee, diversificati per tecnica e materiale. Non mi sono mai cristallizzato in un unico genere. Perché in fondo la nostra vita è variegata, differenziata da sentimenti diversi, quindi perché non lo dovrebbe essere l'Arte? È come sfogliare un diario, ed ogni giorno c'è un racconto diverso”, sostiene Alessandro.
Alla pittura predilige altre forme d’Arte, innovative all’epoca e tutt’oggi contemporanee. Negli anni ’80 inventa i “Dragging-Drape”, bellissime opere realizzate con tessuti, negli anni ’90 “LA STANZA DELLA PITTURA” dipinti ad olio di notevoli dimensioni di genere iperrealista, la serie “Conserve d’Artista”, costituite da composizioni singolari ed innovative utilizzando bottiglie di PVC con dispositivo di legno e la realizzazione di “sculture pitture”, dal titolo “Quando la pittura scende dal quadro”. La scultura di Mazzitelli stravolge completamente le linee nette e pulite del Modernismo, la sua sintassi formale è un linguaggio esperto fatto di curve, torsioni, increspature, grinze e pieghe che animano la superficie scultoria. Opere moderne e anticonvenzionali che segnano la presenza di un’Arte “altra” a CATANZARO in tempi non sospetti. Schivo e anti-divo per eccellenza, conduce una vita disciplinata da asceta, perché “Condizione necessaria per l'Artista. Per creare, è essenziale entrare "nell'Altra Stanza"; aprire quella porta spessa, pesante; poi bisogna avere la forza di "uscirne" e tornare nella realtà” ama sostenere.
Eclettico, libero da schemi precostituiti. Libero. A Dusseldorf in Germania, sue interessanti opere di genere installativo, realizzate negli anni sessanta, arricchiscono collezioni pubbliche e private. Ha partecipato a rassegne d'Arte Contemporanea tra cui all'Expo di Bari nel 1982 con opere installative, riscuotendo successo di critica e pubblico. A Catanzaro figurano sue opere monumentali presso chiese e prestigiose collezioni private.
Oggi continua a lavorare alacremente ritenendo l'Arte una pratica quotidiana irrinunciabile, è per lui ossigeno, pane quotidiano, necessità esistenziale. Il DNA artistico che contraddistingue la sua famiglia, già dal suo bisnonno, non poteva certo fermarsi con lui. Suo figlio Fabio Mazzitelli è, infatti, un giovane artista molto apprezzato.
“La vastità e la poliedricità del suo lavoro non si possono identificare in una unica corrente artistica, non c’è uno stile precostituito ma sorprendentemente le sue opere sono riconoscibili, legate da un sottile file rouge che le accomuna, anche se realizzate in tempi ed anni differenti, diversi. Mazzitelli è un Artista prolifico, visionario, davanti alle sue creazioni si rimane stupiti ed attoniti dall’originalità che ne traspare. É importante sottolineare che ha realizzato nel corso degli anni migliaia di opere, molte delle quali mai rese note, mai pubblicate, tale produzione è davvero straordinaria ed unica, e quando saranno svelate al grande pubblico saremo di fronte ad un Artista del quale la nostra città potrà fregiarsi, opere di respiro internazionale, che seppur realizzate in anni non sospetti a Catanzaro, ci sveleranno a noi suoi conterranei, e non solo, l’unicità di un Artista audace e sorprendente. Schivo, si è sempre dedicato all’Arte con devozione ed impegno come pochi, molti i proseliti delle sue opere. Ha fatto e continua a fare scuola con le sue creazioni artistiche”, questo è l’autorevole parere dell’artista e critica d’arte Apollonia Nanni.
Saverio Fontana