Cronaca

Aldrovandi: agenti in carcere, il legale dà battaglia

FERRARA, 1 APRILE 2013 - Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri, tre dei poliziotti condannati per l'omicidio di Federico, sono nella casa circondariale di Ferrara, isolati dagli altri detenuti. La difesa farà ricorso per ottenere i domiciliari in virtù del decreto svuota-carceri.

Il futuro prossimo, per tre degli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, è una cella di nove metri quadrati. Paolo Forlani e Enzo Pontani condividono una "doppia". Luca Pollastri è in una singola. Per loro la detenzione è il carcere nel carcere, nella casa circondariale di Ferrara. Per motivi di sicurezza sono stati messi, da soli, in quel reparto che il lessico della galera chiama degli "infami", riservato ai collaboratori di giustizia o a chi si macchia di reati contro i bambini. Sono separati dal resto dei detenuti. Vanno insieme alle ore d'aria, sempre loro tre soli. Usano insieme la "sala della socialità", la stanza che dovrebbe consentire di trascorrere il tempo in attività ricreative comuni, assieme ad altri carcerati. Le uniche persone con cui parlano e si relazionano, a parte avvocati e familiari, sono gli agenti della polpenitenziaria e gli operatori dell'istituto. A Forlani e Pollastri il provvedimento di rifiuto della detenzione domiciliare, concessa invece alla collega Monica Segatto, è stato notificato qui. Per Pontani, arrivato dopo di loro, il giudice di sorveglianza deciderà a giorni.

I legali di Forlani e Pollastri, gli avvocati Gabriele Bordoni e Costantino Cardiello, non hanno ancora letto le motivazioni del diniego, pesantissime. Ma Bordoni è già pronto a dare battaglia, di nuovo. Il 18 marzo, per rimettere in discussione la sentenza di condanna per "ingiustizia della decisione e illegalità della prova", ha presentato un ricorso alla Corte europea di Strasburgo. "Ora - anticipa il legale - l'intenzione è quella di impugnare nella stesse sede anche la mancata concessione delle misure alternative tradizionali e il rigetto della domanda di detenzione domiciliare", quest'ultima chiesta in base al "decreto svuota-carceri" voluto dall'allora ministro di Giustizia Angelino Alfano e ampliato dalla collega "tecnica" Paola Severino.

L'avvocato Bordoni nei prossimi giorni verificherà pure la questione della sospensione dal servizio dei poliziotti, la sanzione disciplinare inflitta dal Viminale, passaggio obbligato prima dell'annunciato rientro in servizio. Inizialmente si era parlato di sei mesi complessivi, applicati contemporaneamente ai sei mesi di detenzione da scontare, dopo il taglio di tre anni di condanna determinano dall'applicazione dell'indulto. Fonti ministeriali hanno fatto sapere che i sei mesi decorreranno invece dalla data della scarcerazione.[MORE]

[FONTE: Repubblica.it]