Cronaca

Aggressione a reporter L’Espresso, arrestati Castellino (FN) e Nardulli (AN)

ROMA, 28 MARZO – Dopo due mesi di indagini svolte dalla Digos di Roma, coordinata dal PM Eugenio Albamonte, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale della Capitale ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per Giuliano Castellino e Vincenzo Nardulli. I due attivisti neofascisti sono stati accusati di lesioni e rapina aggravata nei confronti di due reporter de L’Espresso, a seguito di un’aggressione da questi ultimi subita lo scorso 7 gennaio a Roma.

Quel giorno, il cronista Federico Marconi ed il fotografo Paolo Marchetti si erano recati nell’area del cimitero del Verano, luogo in cui diversi gruppi di attivisti – facenti capo in particolare a Forza Nuova ed Avanguardia Nazionale, di cui rispettivamente gli stessi Castellino e Nardulli sarebbero leader – si erano riuniti per organizzare una celebrazione delle vittime dell’Acca Larentia (il pluriomicidio a sfondo politico avvenuto il 7 gennaio 1978). Marconi e Marchetti intendevano documentare la cerimonia ed il fatto che durante la stessa venissero riprodotti slogan e simboli di ispirazione fascista, portando avanti un’inchiesta del loro giornale sulle cellule estremiste di destra radicate nella Capitale. In base a quanto i due reporter hanno successivamente raccontato – che sarebbe stato confermato dagli inquirenti – i circa 60 militanti neri presenti nel cimitero avrebbero interrotto la cerimonia ed alcuni di essi avrebbero circondato i due esponenti della stampa, una volta accortisi della loro presenza. Marconi e Marchetti sarebbero stati a quel punto minacciati ed aggrediti in quanto avrebbero effettuato foto e videoriprese senza chiedere il consenso degli attivisti; successivamente questi ultimi, non avendo ottenuto immediatamente la fuga dei due reporter, sarebbero passati ai fatti, percuotendoli violentemente con calci e schiaffi. I militanti si sarebbero poi anche impossessati con la forza della macchina fotografica e dei cellulari utilizzati per le riprese (motivo per cui i loro leader sono ora accusati anche di rapina aggravata) prima del tempestivo intervento delle forze dell’ordine che avrebbero posto fine all’aggressione e soccorso le due vittime.

Non bastasse la testimonianza diretta delle due vittime, oltre che degli agenti di polizia intervenuti negli ultimi istanti della vicenda, gli inquirenti sarebbero entrati in possesso di un video girato dall’altra prospettiva e pubblicato proprio sul profilo Facebook di Nardulli. Qualora ciò fosse confermato, l’esponente di AN potrebbe dunque aver aggravato la sua posizione mostrando orgogliosamente i momenti in cui lui stesso e Castellino minacciavano ed insultavano Marconi, senza accontentarsi delle rassicurazioni di quest’ultimo sul fatto che le riprese fossero state già cancellate. La misura cautelare disposta dal gip, inoltre, potrebbe essere dettata da una situazione di pericolo per l’incolumità dei due reporter, che sarebbero stati costretti dai militanti a fornire i loro indirizzi di casa.

Opposta, naturalmente, appare la versione ufficialmente resa dai gruppi di Forza Nuova ed Avanguardia Nazionale. In base a quanto scritto ancora una volta via Facebook, i due gruppi estremisti sostengono che dal video dell’evento sarebbe possibile constatare che durante la cerimonia vi fu soltanto un’animata discussione. Essi affermano inoltre l’esistenza di un rapporto della Digos – di cui rivendicano la presenza anche durante il diverbio – in cui si dichiara che non ci fu alcuna aggressione; inoltre, alla fine del confronto, i due reporter riferirono alle forze dell’ordine di non voler denunciare l’accaduto, dunque avrebbero cambiato idea non appena tornati alla sede del giornale per riportare sulla vicenda. Nulla ovviamente esclude che l’incontro possa aver avuto questo esito a causa di un profondo stato di timore di Marconi e Marchetti, preoccupati della propria incolumità in presenza dei militanti e convintisi a denunciare soltanto in un secondo momento.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ilmessaggero.it