Economia
Agenzie rating, l'Europa vara riforma per controllare i "controllori"
MILANO, 18 GENNAIO 2013 – Approvato ieri a Strasburgo, dall'Europarlamento, il nuovo regolamento sulle agenzie di rating, volto ad arginare il rischio di instabilità e tensioni che la diffusione dei report delle suddette tendono a generare sui mercati finanziari. Il nuovo testo legislativo è stato approvato a larga maggioranza dell'assemblea parlamentare: 579 sì, 58 no, 60 astenuti. Per entrare vigore, occorrerà attendere il via libera del Consiglio Ue e, 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il regolamento diventerà legge.
In questo modo, si è cercato di dare una risposta alle richieste di una maggior trasparenza da parte delle agenzie di rating - che controllano il 90 per cento del mercato globale - sentimento diffuso, che trova il suo fondamento nel ruolo svolto dalle sopraindicate nel peggioramento della crisi debitoria e che negl’ultimi mesi è diventato sempre più impellente. Infatti, già lo scorso anno, il vice-direttore dell'Institute of International Finance (IIF), Hung Tran, aveva dichiarato: "Le agenzie di rating non sono la Bibbia". A tal fine, la Sec, l'equivalente della Consob, aveva proceduto a varare nuove norme, motivando la propria decisione come una scelta obbligata visto che spesso si è trattato di valutazioni "inaccurate che hanno dato un notevole contributo alla cattiva gestione dei rischi", elemento cardine della crisi finanziaria 2008. Si è avvertito la necessità di fare una distinzione netta tra analisti ed uffici commerciali per non peggiorare quello che in Italia si potrebbe chiamare “conflitto d’interesse”, ovvero il fatto di essere pagate dalle stesse aziende o istituzioni che sono chiamate a giudicare.
“Le novità introdotte sono pienamente coerenti con l'ispirazione di fondo di questo provvedimento che è quella di favorire il rating interno, di avere una pluralità di voci affidabili e di mettere in discussione l'oligopolio che ha caratterizzato fino ad oggi l'offerta del rating”, ha dichiarato il relatore del documento Leonardo Domenici, deputato del Partito democratico.
Tra le altre cose, la riforma prevede che le agenzie potranno pubblicare i propri rapporti sui debiti sovrani europei solo in tre periodi dell'anno, e comunque soltanto dopo la chiusura dei mercati europei. Inoltre, con le nuove misure comunitarie, le agenzie di rating potranno essere citate in tribunale ogni qualvolta c'è il sospetto di negligenza o dolo. [MORE]
Entrando nello specifico del regolamento:
1. Debiti sovrani più tutelati
Come anticipato, le agenzie di rating dovranno rispettare un calendario, redatto alla fine di ogni anno, dei 12 mesi successivi in cui verranno fissate le date di pubblicazione dei rating sovrani e dei relativi outlook. Tutto dovrà essere reso pubblico venerdì, a mercati chiusi. Inoltre, i rating non richiesti dallo Stato non potranno essere più di tre. Nel caso in cui le agenzie decideranno di pubblicarne di più, dovranno giustificare in maniera dettagliata la decisione, e comunque ciò non potrà avvenire abitualmente. Gli Stati (e le imprese) dovranno essere informati almeno un giorno lavorativo prima (oggi bastano 12 ore) così da permettere eventuali contestazioni o correzioni. Non ci sarà più spazio per cambi di giudizio imprevisti sui rating.
2. Freno ai giudizi politici
L’Ue ha deciso di vietare i downgrade a grappolo immotivati e i giudizi politici. In questo modo si pone un freno al rilascio di dichiarazioni che annunciano la revisione di un determinato gruppo di paesi qualora non siano corredate di relazioni sui singoli paesi. Oltre a ciò, le agenzie sono tenute a puntualizzare i motivi fondamentali sottesi ai rating ma senza formulare opinioni soggettive sugli indirizzi delle politiche nazionali (economiche, in materia di lavoro o altre).
3. Stop a partecipazioni incrociate
La riforma si propone di bloccare anche eventuali intrecci azionari o partecipazioni rilevanti da cui potrebbero sorgere conflitti di interesse, intaccando così la qualità dei rating. In particolare: sono proibite partecipazioni superiori al 5% da parte di un unico azionista in più agenzie. Inoltre, l'agenzia di rating deve informare il pubblico se un azionista con il 5% o più del capitale detiene il 5% o oltre di una società valutata. Infine, il regolamento proibisce a un azionista di un'agenzia con il 10% del capitale detenere il 10% o più di una società valutata.
4. Ricorsi più facili
Per il nuovo regolamento Ue, le agenzie devono agire «responsabilmente». Per questo, chi non agirà in modo responsabile, potrà essere citato in giudizio qualora violasse le regole Ue intenzionalmente o incorresse in una grande negligenza causando danni agli investitori. Pur non essendo stato ammesso il “rovesciamento dell'onere della prova", il giudice dovrà tenere conto delle informazioni che hanno portato a un giudizio "errato" sono in mano all'agenzia, e non all'emittente.
Detto cio, allo stato attuale, chi sono queste agenzie di rating che, con il loro giudizi, fanno il brutto e il cattivo tempo sui mercati finanziari?
Storicamente, le origini di S&P risalgono addirittura al 1860, stando ad una pubblicazione dell’epoca 'History of Railroads and Canals in the United States’, che raccoglieva informazioni finanziarie su tutte le compagnie ferroviarie. Tuttavia, la forma attuale dell’agenzia risale al 1941. Nel 1909, John Moody decise di fondare l’omonima agenzia. Fitch è quella più giovane, fondata il 24 dicembre 1913 da John Knowles Fitch. Allo stato attuale, a “controllare i controllori” sono gli azionisti che detengono i loro pacchetti azionari.
Nello specifico, Moody’s, ha come maggior azionista Berkshire Hathaway (19,1%), presieduta dal finanziere Warren Buffett. Seguono grandi società di investimenti, Capital Research Global Investors (10,30%), Capital World Investors (10,03%) e Fidelity Management & Research (9,61%). Ciascuno dei suddetti azionisti presenta attività in ogni settore dell’industria e della finanza (compresi bond stranieri).
S&P, nel 1966 fu acquistata da McGraw-Hill Companies, una public company quotata al Nyse attiva nell'editoria e nei servizi finanziari. A questo si aggiungono, Capital World Investors con il 7,69%, T. Rowe Price Associates (6,67%), BlackRock Global Investors (4,39%) e Fidelity Management & Research con il 3,86%.
Infine, Fitch per il 60% è posseduta per il 65,75% da una persona fisica, l’ex banchiere Marc Euge'ne Charles Ladreit de Lacharrie're, il quale si occupa di servizi finanziari. Il restante 40% di Fitch è nelle mani del gruppo Hearst (1).
Le tre agenzie consentono ai loro investitori di fatturare miliardi di dollari. Alla luce di ciò, vista la portata degl’interessi dei loro “controllori”, unitamente al fatto che quest’ultimi sono fortemente dipendenti dalle oscillazioni del mercato finanziario, si comprende meglio il perché della necesità di fare un giro di vite sul loro modus operandi.
(fonte: Ansa. Fotogramma: euprogress.it (1) Dati 2012)
Rosy Merola