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Afghanistan, Obama rallenta il ritiro. Resteranno cinquemila soldati Usa

KABUL, 15 OTTOBRE 2015 - Barack Obama ha deciso di lasciare 5.500 dei 9.800 militari attualmente dislocati nel Paese in guerra con i talebani dopo il 2016. Da giorni circolavano indiscrezioni di stampa secondo le quali Obama stesse valutando un cambio di strategia, abbandonando l'idea di riportare a casa tutti i militari americani prima della scadenza del suo secondo mandato, uno dei principali impegni presi in campagna elettorale. Gli Usa dovrebbero mantenere le basi di Kabul, Bagram, Jalalabad e Kandahar e non soltanto a protezione dell'ambasciata a Kabul, come era stato inizialmente previsto. [MORE]

Le forze afghane sono "ogni giorno pronte a combattere per difendere il loro Paese" ma "non sono ancora forti come dovrebbero", ha detto Obama dalla Casa Bianca annunciando la decisione: "Anche se la missione di combattimento è finita, rimane il nostro impegno per la sicurezza dell'Afghanistan, non permetteremo che torni ad essere un rifugio per i terroristi". Una decisione "a tutela degli interessi della sicurezza nazionale americana". "Come voi sapete, sono contrario all'idea di una guerra senza fine ma considerato quello che è in gioco in Afghanistan, sono convinto che dobbiamo fare questo sforzo aggiuntivo". ha detto Obama che si trova costretto a sancire la continuazione di quello che è il conflitto più lungo della storia americana.

Secondo la Cnn la decisione di rallentare il ritiro è stata presa dopo mesi di consultazioni con il presidente dell'Afghanistan, Ashraf Ghani, funzionari dell'Amministrazione Usa, responsabili della Sicurezza Nazionale e vertici militari e si fonderebbe su un piano operativo un piano presentato già lo scorso agosto dall'allora capo di stato maggiore interforze generale Martin Dempsey. Gli eventi sarebbero stati accellerati dagli ultimi sviluppi. Nei giorni scorsi, dopo l'attacco dei Talebani a Kunduz City, il comandante delle forze Usa in Afghanistan, generale John Campbell, aveva parlato al Congresso della necessità di considerare l'opzione di un rafforzamento della presenza di truppe rispetto al piano di ritiro definito in passato.

Con quella che sembra essere una nuova strategia con la firma del mullah Mansour, i talebani dopo il ritiro da Kunduz City punterebbero a attaccare altri capoluoghi di provincia, spostando la battaglia dai villaggi alle città, dalle zone rurali a quelle urbane. Nel mirino ci sono Ghazni, principale città dell'omonima provincia orientale, in una posizione strategica lungo la principale strada che collega Kabul a Kandahar. e Qalat, capoluogo della provincia meridionale di Zabul. Scontri si sono registrati negli ultimi giorni in entrambe le aree in un Paese ormai da decenni martoriato da una sanguinosa guerra civile.

Tiziano Rugi