Cultura e Spettacolo
Addio a Massimo Bordin, giornalista e storica voce di Radio Radicale
ROMA, 17 APRILE – Si è spento all’età di 67 anni il giornalista Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale dal 1991 al 2010. Voce storica dell’emittente, celebre per il suo timbro grave ed indistinguibile, presentava una seguitissima rassegna stampa mattutina, intitolata “Stampa e regime”. Lo stimato giornalista era da anni malato ai polmoni, ma ha sempre voluto mantenere massimo riserbo sulle proprie condizioni di salute, al punto da riuscire a condurre la sua trasmissione radiofonica fino allo scorso 1° aprile, senza far mancare come di consueto il suo piglio ed il suo sarcasmo.
L’annuncio è stato dato in diretta agli ascoltatori di Radio Radicale, che per prima ha reso pubblica la notizia: “Ricorderemo il nostro Massimo e lo onoreremo con l’ascolto di quel requiem che tante volte ha preceduto la sua unica e splendida rassegna stampa” – hanno affermato gli annunciatori radiofonici, prima di mandare in onda il requiem di Mozart al posto del normale palinsesto.
Eterno alter ego di Marco Pannella e suo interlocutore nella tradizionale conversazione domenicale in radio, Bordin ha avuto negli anni varie divergenze con i vertici del partito ma ha sempre continuato a collaborare con la testata di riferimento dei radicali, proseguendo anche il rapporto di amicizia con Pannella, scomparso nel 2016. Dal 2012, inoltre, anche il Foglio gli ha dedicato uno spazio, mettendogli a disposizione una rubrica dal titolo “Bordin line”.
Si sono levate numerose manifestazioni di cordoglio da parte del mondo politico, da Francesco Giro ad Andrea Marcucci, che hanno dedicato un pensiero a colui che è stato definito “l’anima di Radio Radicale”. Tuttavia, la scomparsa di Bordin avviene in un momento molto delicato per le sorti della storica emittente: il 21 maggio è infatti in scadenza la convenzione con il governo per la trasmissione radiofonica di tutte le attività istituzionali, più volte rinnovata negli anni ma in odore di conclusione definitiva a causa della volontà dell’esecutivo. Le parole pronunciate lunedì da Vito Crimi – sottosegretario pentastellato all’editoria – sembrano vanificare un proseguimento del rapporto, anche perché la maggioranza giallo-verde non vedrebbe di buon occhio la posizione dell’emittente, che “ha svolto da 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell’effettivo valore del suo operato” – come affermato dallo stesso Crimi. Per salvare Radio Radicale, dunque, resterebbe attualmente in piedi la sola ipotesi di fusione con la RAI, considerando che nella trasmissione dei lavori parlamentari entrambe le stazioni potrebbero svolgere servizio pubblico.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: dire.it