Politica
Addio a Lucio Magri grande giornalista e uomo politico | Parte 2
BOLOGNA, 02 DICEMBRE - Suicidio assistito in Svizzera. E' morto così, a 79 anni, Lucio Magri, fondatore de 'Il Manifesto' e protagonista della sinistra eretica. A pubblicarne notizia il quotidiano da lui fondato e La Repubblica. "Era il suo ultimo viaggio"...[MORE]
La scomparsa per suicidio assistito di Lucio Magri ha portato ad una serie di posizione pro o contro un atto,come quello dell'abbandono volontario dalla vita scelto da Magri. Per i credenti quest’ atto è un peccato mortale (che comporta la dannazione eterna) e per i non credenti è l'esito di una decisione imperscrutabile (che merita rispetto). Insomma, la scomparsa dell'intellettuale e politico che più di ogni altro, anche per il suo fascino personale, ha rappresentato in Italia il prototipo del comunista eretico è stata l'ennesima occasione per mettere in scena un Paese sostanzialmente spaccato.
“Di fronte a una decisione di questo tipo non si possono dare giudizi: si può solo riflettere sul mistero della vita”,queste sono le parole di don Andrea Gallo, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, è grande amico di Lucio Magri.
Don Gallo continua: “Lucio Magri è stato un politico fino in fondo: con il suo gesto estremo ha riproposto un tema drammatico come quello dell’eutanasia.
Di recente ho parlato con Lucio, un uomo con una storia eccezionale, un cattolico con un percorso travagliato: lui veniva dai gruppi giovanili della DC di Bergamo. L’ho conosciuto lì con Valentino Parlato, con Luciana Castellina e molti altri del Manifesto: credo di essere stato uno dei primo ad aver comprato la rivista. Lui veniva da una cammino di riflessione: era vicesegretario regionale della DC in Lombardia, quando fu espulso dal partito di Don Sturzo a causa delle sue idee anticapitaliste. Fu allora che cominciò ad avvicinarsi, con qualche remora, al PCI, dove subì la seconda espulsione. Che dire, lo conoscevo bene, se mi avesse chiesto un consiglio gli avrei consigliato di rispettare la sua grande vita. Oltretutto, ha lasciato esterrefatti i parenti, gli amici, la sua nipotina. L’avrei esortato a non compiere un gesto così drammatico .
Lucio, come l’altro grande mio amico Mario Monicelli, hanno tutto il mio rispetto. Lucio, forse, per timidezza non ha voluto che il suo sangue macchiasse un selciato. Mi sarebbe piaciuto parlargli. Lo lascio nelle mani del Grande Amore, l’Amore che non giudica, l’Amore che ama. Non giudico neppure io: non spetta ad un uomo e nemmeno a un sacerdote dare giudizi.
Mi ricordo di mia mamma, quando ha lasciato la vita terrena aveva 99 anni, non era malata. Un giorno chiamò mio fratello e me e disse: ho deciso parto. Stava male, ci chiese di non chiamare nessun medico e stette lì con il rosario in mano per qualche giorno. Un giorno mi chiamò mio fratello: “La mamma si è ficcata in letto”, mi informò. Noi siamo andati da lei, lei ci ha salutato tutti. Le chiesi: vuoi acqua o preferisci un goccio di moscato. “Moscato”, rispose. Dico questo, perché lascio Lucio nelle mani del Dio Amore. L’uomo deve rispettare tutti. Per queste mie convinzioni sono stato richiamato dai vescovi, quando in tivù detto le stesse cose per Mario Monicelli. La laicità è questa, mica è quella della senatrice Binetti. Sono sicuro che Lucio era consapevole che ci avrebbe lasciato nel dolore. Ma io dico: dobbiamo lottare per la vita”
A darne notizia sono stati il quotidiano da lui fondato e "La Repubblica", che dedica due pagine al suo ricordo. Aveva fatto sapere a tutti i suoi amici più cari che non voleva funerali, commemorazioni, cerimonie, necrologi.
Luana Scialanca