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Addio a Ken Russell, il regista di "Tommy" con gli Who

SOUTHAMPTON, 28 NOVEMBRE 2011 - Si è spento a Southampton all'età di 84 anni il regista britannico Ken Russell. Negli anni sessanta aveva rifondato la produzione di programmi culturali della BBC, imponendo nuove forme espressive - come il documentario con attori - ed affermandosi con una serie di ritratti cinematografici di artisti e musicisti di penetrante forza visiva.[MORE]

Esordisce sul grande schermo nel 1964 con "Pepe francese", cui segue il poliziesco-spionistico "Il cervello da un miliardo di dollari", ma il successo internazionale arriva solo con "Donne in amore" (1969). Dopo lo scandalo de "I Diavoli" (1971), potente e velenosa rivisitazione del Medioevo delle streghe, ritorna alle biografie di artisti, esasperando la propria visionarietà, fino a toni talora grotteschi: "L'altra faccia dell'amore" (su Čajkovskij, "La perdizione", 1974 su Mahler, "Lisztomania" (1976) su Liszt, e Valentino, sulla star del cinema muto Rodolfo Valentino.

La sua propensione anarchica e psichedelica trova libero sfogo nel barocchismo di "Tommy", rock-opera degli Who, primo film a fare uso del sistema Dolby (1975). Praticamente un cult il successivo "Stati di allucinazione" (1980), tratto dal romanzo di Paddy Chayefsky, storia di uno scienziato che cerca di risalire all'essere primigenio.

Più rassicuranti, ma non privi di spunti d'interesse, il thriller "China blue" (1984), morboso e truculento, o l'horror "Gothic" (1986), sui presunti incontri tra Byron, Mary Shelley, suo marito P.B. Shelley ed il dottor Polidori. Delirante fino al grottesco "L'ultima Salomè" (1988), ma l'ultima fase segna un calo qualitativo, nonostante la tensione mistica dell'horror "La tana del serpente bianco" (1989), il calibrato documentario su Bruckner dal titolo "The strange affliction of Anton Bruckner" (1990) ed il crudo realismo del drammatico "Whore" (1991). Non raccoglie successo il biopic su Uri Geller "Oltre la mente" (1995), dopo il quale l'autore vira verso produzioni indipendenti, confinante nell'underground inglese.

Eccentrico ed a suo modo geniale, Ken Russell ha saputo gettare uno sguardo assai profondo ed originale sulla diversità e sul sogno, aprendo nella cinematografia europea la breccia dell'onirico ben prima di David Lynch e Michel Gondry, sia pure con una mistione, squisitissima, di talento ed audacia non priva di ricadute nel kitsch.

Antonio Maiorino