Politica

Acquedotti, Santori: "Troppe ombre sul patrimonio Arsial"

ROMA, 07 MARZO 2014 - “Lo scandalo dell’arsenico in alcuni acquedotti di Roma Nord sta aprendo un incredibile vaso di pandora. Ora che anche le tubature sembrerebbero in amianto, ci chiediamo primariamente perché non sia stato rispettato il Protocollo del 2004. Non possiamo non denunciare la gravità di una gestione approssimativa delle acque potabili, che mette a repentaglio la salute dei cittadini. Anche perché tutti speravamo che il pubblico potesse essere garanzia di qualità e responsabilità nella gestione idrica del territorio. Ma a quanto pare di ombre ce ne sono fin troppe soprattutto sul patrimonio Arsial e ci attendiamo una presa di posizione perentoria del presidente Zingaretti che continua ad essere silente ed è il caso di dirlo, lavandosene le mani”, è quanto denuncia il consigliere regionale Fabrizio Santori e componente della commissione Ambiente, che ha richiesto un’audizione urgente dei vertici dell’Arsial, dell’assessore all’ambiente Refrigeri e di Roma Capitale.
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“Esistono fondi di manutenzione straordinaria di intervento sugli acquedotti stanziati ma non si comprendono come siano stati spesi e non se ne capiscono le ragioni. Esiste un’emergenza di natura patrimoniale data dagli immobili, in particolare terreni, dell’Arsial che non sono mai stati comunicati alla Regione Lazio tra questi sono presenti importanti reperti archeologici non presenti nell’inventario regionale di cui la Corte dei Conti chiede il conto ma, a quanto pare, neanche Zingaretti sa dare contezza, come riportato nella deliberazione di Giunta 183 del luglio 2013, in cui si narra testualmente che “nell’ambito delle emergenze patrimoniali non presenti in Inventario sono i reperti archeologici di ARSIAL (di cui si è chiesto elenco, ed a oggi, non si ha risposta)”, prosegue Santori. “Bene quindi l’apertura di un’indagine da parte della Procura ma escano a breve i responsabili anche perché ci chiediamo quale sarà la fine degli altri quattro acquedotti di proprietà regionale (di Malagrotta, di Castel di Guido, di Maccarese e di Palidoro) che non sono soggetti a manutenzione dal gennaio del 2013”, conclude Santori.