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Acqua: Blue Book, 60% rete ha oltre 30 anni; al Sud 45% perdite

CATANZARO, 31 GENNAIO - E' elevato il gap infrastrutturale del settore idrico rispetto al contesto europeo. Lo sottolinea l'analisi del Blue Book - lo studio sui dati del servizio idrico promosso da Utilitalia, realizzato dalla Fondazione Utilitatis con il contributo della Cassa depositi e prestiti, presentato oggi a Roma - su 54 gestori ed una popolazione di 31 milioni di abitanti, gli acquedotti sono in gran parte 'vecchi'. [MORE]

Le reti presentano infatti un elevato grado di vetusta', tanto che il 60% delle infrastrutture e' stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani); il 25% di queste supera i 50 anni (arrivando al 40% nei grandi centri urbani). Le perdite delle reti acquedottistiche hanno percentuali differenziate: al Nord ci si attesta al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45% "Il Blue Book esamina la centralita' de servizio idrico - osserva il presidente di Utilitatis Federico Testa - sia dal punto di vista dei servizi ma anche da quello delle opportunita' di investimento. E' necessario superare una fase 'artigianale' e cominciare a ragionare della sostenibilita' degli investimenti e della strategicita' dei finanziamenti".

"La logica in questo settore deve guardare alla qualita' del servizio offerto all'utente finale -rileva il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti - questo dipende dalla qualita' delle infrastrutture che a sua volta dipende dagli investimenti. Dopo un periodo di forte flessione che ha avuto il suo picco nel 2012, dal 2014 hanno ripreso a partire, almeno un po'.

Questo e' tanto piu' vero quanto piu' i gestori dei vari ambiti sono costituiti a livello industriale ed e' tanto meno vero dove le gestioni sono ancora in economia. Nel Paese ce ne sono in oltre 2.000 Comuni. Possiamo essere contenti del fatto che si sia ripartiti - continua Valotti - ma non e' sufficiente. Servono investimenti per 5 miliardi all'anno, cifra che sarebbe il minimo necessario per coprire il fabbisogno di infrastrutture del nostro Paese. Siamo a meno della meta'. Se vogliamo cambiare marcia e modernizzare il settore, credo dovremmo pensare ad un adeguamento graduale della tariffa facendo attenzione a tutelare le fasce deboli della popolazione". 

   Alla vetusta' delle reti e alla necessita' di investimenti sugli acquedotti per limitare le perdite, si collega l'argomento prioritario: il fabbisogno di investimenti sulla "depurazione delle acque reflue". Circa l'11% dei cittadini, infatti, non e' ancora raggiunto dal servizio di depurazione. La conseguenza - oltre ad incalcolabili danni per l'ambiente e la qualita' delle acque marine e di superficie - e' nelle sanzioni europee comminate all'Italia, colpevole di ritardi nell'applicazione delle regole sul trattamento delle acque.