Abuso d’ufficio, migranti e sicurezza: ancora scintille tra Di Maio e Salvini
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ROMA, 24 MAGGIO – A tre giorni dal voto per le Europee, è ancora alta la temperatura dei rapporti tra i partiti di maggioranza. Da diverse settimane, ormai, non c’è giorno in cui Lega e Movimento 5 Stelle si risparmino accuse e critiche reciproche, in particolar modo per voce dei rispettivi leader Salvini e Di Maio. Dal soccorso ai migranti agli aiuti economici per le famiglie, dalle inchieste per corruzione alle politiche fiscali, dalle autonomie regionali alla stretta sulla sicurezza: la tendenza allo scontro sembra sempre più forte con l’avvicinarsi delle ultime battute della campagna elettorale per Europee e Comunali.
L’occasione per misurare i rapporti di forza all’interno di una maggioranza nata dall’alleanza di programma tra due partiti che si erano presentati alle politiche come avversari sta facendo affiorare le differenze. Il sottosegretario leghista Giorgetti è arrivato anche a mettere apertamente in dubbio l’imparzialità del premier, sostenendo che “Conte non è una persona di garanzia, è espressione dei 5 Stelle ed è chiamato alla coerenza di appartenenza”; le dichiarazioni del n. 2 del Carroccio hanno provocato un’immediata replica da parte del capo del governo, apparso stizzito dagli attacchi degli ultimi giorni: “Quando la dialettica trascende fino a mettere in dubbio l’imparzialità del premier, la cosa non è grave ma gravissima”.
A sua volta, il leader pentastellato Di Maio sta continuando a mettere pressione sul ministro dell’economia Tria per trovare le coperture necessarie all’erogazione di nuove misure di sostegno per le famiglie in difficoltà. “Il decreto famiglia è una priorità politica e i soldi ci sono: l’Inps ci dice che quest’anno riusciremo a rastrellare circa un miliardo” – ha insistito Di Maio, manifestando disappunto per la posizione del titolare del Tesoro, il quale ha più volte ribadito di non sapere “dove prendere questo miliardo”: “Se per il reddito di cittadinanza si spenderà meno di quanto preventivato, si saprà a fine anno e non adesso” – facendo intendere di non individuare disponibilità da anticipare per coprire il provvedimento richiesto dalla sponda pentastellata.
Altro terreno di scontro è quello del reato di abuso d’ufficio, ex art. 323 c.p., il quale punisce il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle sue funzioni, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto. Salvini ha già chiesto di eliminare del tutto la figura di reato, che a suo avviso terrebbe i Sindaci con le mani legate per il terrore di essere indagati, impedendo lo svolgimento di una attività amministrativa efficiente. Di Maio ha replicato attraverso un post su Facebook, in cui afferma che “se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere. Non è eliminando un reato che si sistemano le cose” – per poi aggiungere, in un comizio ad Avellino: “Io non voglio tornare indietro ai podestà che facevano quello che volevano. Chi vuole farlo troverà in noi un muro”.
Matteo Salvini, inoltre, punta a portare a casa il “decreto sicurezza bis”, provvedimento sostenuto a gran voce dal Viminale, ma è ormai chiaro che la stretta sui migranti non verrà varata dal Consiglio dei Ministri prima delle elezioni. Le criticità espresse dal Colle sulle multe per il soccorso in mare e sul fondo per i rimpatri sono state accolte da parte leghista, modificando il testo della bozza di decreto, tuttavia il muro del Movimento 5 Stelle per ora sembra reggere, a maggior ragione dopo la decisione di Conte di annullare ogni CdM in questa settimana, in attesa delle elezioni europee.
Secondo il vicepremier Di Maio, però, il governo potrebbe entrare in crisi esclusivamente sul tema della corruzione: “Soprattutto se l’inchiesta-Siri dovesse allargarsi ad altri esponenti leghisti per me sarebbe un grande problema” – ha dichiarato il capo politico del Movimento, mostrando di non essersi accontentato della revoca del sottosegretario alle infrastrutture. Il problema cui ha fatto riferimento Di Maio, peraltro, potrebbe riguardare anche la vicenda giudiziaria che coinvolge un altro esponente governativo del Carroccio, il viceministro ai trasporti Edoardo Rixi: per quest’ultimo, infatti, il Procuratore Aggiunto di Genova Francesco Pinto ha chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi con le accuse di peculato e falso, nell’ambito del processo sulle cosiddette “spese pazze” con i fondi regionali della Liguria.
Ad ogni modo, mentre le opposizioni pronosticano l’imminente fine dell’esperienza governativa gialloverde ed invocano il ritorno alle urne anche per le Camere nazionali, dagli ambienti di Palazzo Chigi filtra invece ottimismo sulla possibilità che, lontano dalla campagna elettorale, il matrimonio possa andare avanti ancora a lungo, quantomeno fino al termine della legislatura in corso.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: nuovaresistenza.org