Abruzzo: vittoria netta Marsilio; sfonda Lega, crolla M5s
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L’AQUILA, 11 FEBBRAIO - L'Abruzzo sceglie oggi il 14esimo presidente della Regione, non contando il vicario Giovanni Lolli che ha retto l'Ente fino a questo momento dopo le dimissioni di Luciano D'Alfonso eletto senatore del Pd alle politiche dello scorso marzo. Marsilio, candidato presidente del centrodestra, espressione di Fratelli d'Italia, e' nettamente in testa avendo ottenuto, al momento, circa il 49% dei consensi. "I cittadini - ha detto - ci danno appoggio in pieno". Marsilio ambisce a diventare il terzo governatore nato fuori regione, dopo Ugo Crescenzi (primo presidente nel 1970) e Vincenzo Del Colle (governatore dall'ottobre del '92 all'aprile del 1995). L'aspirante governatore del centrodestra - coalizione composta da Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Udc-Dc-Idea e Azione Politica - e' nato a Roma nel 1968 da una famiglia di origini abruzzesi, Tocco da Casauria (Pescara). E' laureato in filosofia alla Sapienza. Dalla fine degli anni Ottanta e nei primi Novanta partecipa ai movimenti studenteschi e universitari e dal 1996 al 2000 e' vicepresidente di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Consigliere comunale di Roma per tre mandati dal 1997 al 2008, in Campidoglio ricopre i seguenti incarichi: capogruppo di Alleanza Nazionale membro delle Commissioni Cultura, Urbanistica e della Commissione speciale per Roma Capitale. Nel 2008 diventa deputato nelle liste del Popolo della Liberta'; il 21 dicembre 2012 e' tra i fondatori di Fratelli d'Italia, del quale ricopre l'incarico di vice tesoriere nazionale e portavoce. Alle elezioni politiche del 2018 diventa senatore, come capolista di Fratelli d'Italia nella circoscrizione Lazio. Il 30 novembre scorso Ignazio La Russa ne ufficializza la candidatura a presidente della Regione Abruzzo. Al momento le sezioni scrutinate sono 1.058 su 1633. Il Centrodestra e' al 49.45%, il Centrosinistra, con Giovanni Legnini, al 31,57%, il M5s, con Sara Maarcozzi, al 18,50%, Stefano Flajani, di Casapound, sotto l'1%. Il corsa c'e' un esercito di 428 candidati consiglieri. Sara' proclamato eletto il candidato presidente che ha ottenuto piu' voti nel complesso delle 4 circoscrizioni (L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo), contestualmente diviene membro di dirritto del Consiglio regionale. Faranno parte del Consiglio le liste che abbiano ottenuto almeno il 4% dei voti su base regionale, se corrono da sole, oppure che abbiano ottenuto almeno il 2% ma facciano parte di una coalizione che, a sua volta, abbia superato il 4%. Trentuno, compreso il presidente, i candidati che faranno parte della nuova Asssemblea regionale
Vittoria netta del candidato Marco Marsilio alle elezioni regionali in Abruzzo, con ampio margine, che riporta il centrodestra al governo della regione dopo cinque anni, dal 2014 con Luciano D'Alfonso. Un risultato che avra' ripercussioni non solo sulla politica locale ma anche a livello nazionale.
1 LA PARTECIPAZIONE Nonostante si sia trattato di un voto "isolato", l'affluenza non e' stata troppo bassa. Gli elettori che si sono recati alle urne sono stati il 53,1% degli aventi diritto, in calo di oltre 8 punti rispetto alle precedenti Regionali (nel 2014). In quell'occasione, pero', nello stesso giorno si voto' per una tornata elettorale nazionale piuttosto importante (le Europee) e per il primo turno delle Amministrative in diversi comuni. Inoltre, cinque anni fa si era in un periodo dell'anno differente (fine maggio) e decisamente piu' "agevole" per l'esercizio del voto. Di certo non si sono viste folle oceaniche recarsi ai seggi, ma nemmeno si e' trattato di elezioni "fantasma" come le suppletive nel collegio uninominale di Cagliari di qualche settimana fa. Ne' si tratta di un tasso di partecipazione basso come quello che riguardo' le Regionali dell'autunno 2014, quando l'affluenza si tenne nettamente sotto il 50% (addirittura fermandosi al 37% in Emilia-Romagna). Insomma, il voto in Abruzzo e' stato un test politico da non sottovalutare.
2 RISULTATI La vittoria, netta, e' andata a Marco Marsilio, candidato della coalizione di centrodestra. A scrutinio in corso Marsilio ha ottenuto circa il 49% dei consensi, staccando Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm e candidato presidente della coalizione di centrosinistra con oltre il 31%. Terza con il 19% circa dei voti Sara Marcozzi, candidata (come 5 anni fa) del Movimento 5 Stelle. Stefano Flajani, candidato di CasaPound, avrebbe ottenuto meno dell'1% dei voti. Marsilio ha vinto con ampio margine, riportando il centrodestra al governo della regione dopo la vittoria, nel 2014, di Luciano D'Alfonso (centrosinistra), nonostante alle Politiche dello scorso anno la prima forza politica sia stata il Movimento 5 Stelle, arrivato a sfiorare il 40% dei voti. Le polemiche che in campagna elettorale avevano riguardato Marsilio, "reo" di non essere abruzzese al 100%, non gli hanno impedito di diventare il primo governatore in quota Fratelli d'Italia: il partito di Giorgia Meloni, nato nel 2012 da una scissione del PDL, fino ad oggi non aveva mai visto un esponente diventare Presidente di una Regione. Con questa vittoria, peraltro, l'Abruzzo si conferma la regione "swing" per eccellenza: dal 1995 ad oggi, ossia da quando e' stata introdotta la legge elettorale maggioritaria (seguita pochi anni dopo dall'introduzione dell'elezione diretta del Presidente), l'Abruzzo non ha mai confermato la maggioranza uscente in occasione delle Regionali. Per di piu', in tutte le precedenti elezioni regionali, l'Abruzzo aveva rispecchiato - se non addirittura anticipato - le tendenze politiche nazionali.
3 LO SFONDAMENTO DELLA LEGA E IL CROLLO DEL M5S Nel voto alle liste emergono forse le indicazioni piu' clamorose di queste elezioni. Il primo partito, un po' a sorpresa, diventa la Lega di Salvini, che raddoppia il risultato (gia' buono) ottenuto alle Politiche 2018 superando il 26% dei consensi. Risultato importante ma non ottenuto a scapito degli alleati, se e' vero che Forza Italia non scompare (pur scendendo sotto il 10%) e che Fratelli d'Italia (partito di Marsilio) ottiene un buon risultato, sopra il 5%. Nel consenso, la coalizione di centrodestra supera abbondantemente il 40%. Decisamente deludente e' invece il risultato del Movimento 5 Stelle, che si ferma sotto il 20% (forse persino sotto): non solo rispetto al - quasi - 40% conquistato lo scorso 4 marzo in Abruzzo, ma persino rispetto al 21,4% ottenuto 5 anni fa, nel giorno in cui il PD di Renzi esplodeva al 40,8% sul piano nazionale. Il confronto e' ancora piu' impressionante se si tiene conto dei voti assoluti: secondo una nostra stima, basata sulle proiezioni di SWG, in meno di un anno in Abruzzo i 5 Stelle sarebbero passati da oltre 300 mila voti a meno di 130 mila, perdendo quasi 6 voti su 10.
Questi dati sono molto importanti perche' certificano per la prima volta con voti "veri" quello che i sondaggi stavano suggerendo da diversi mesi: e cioe' che la Lega si sta effettivamente rafforzando anche nelle regioni del Centro-Sud, persino superando - come gia' era avvenuto sul piano nazionale - il Movimento 5 Stelle. La crescita della Lega (anche in voti assoluti, nonostante la minore partecipazione rispetto alle Politiche) e il contemporaneo risultato poco entusiasmante del M5S rischiano di avere serie ripercussioni sugli equilibri del governo nazionale: fino ad oggi erano solo i sondaggi a suggerire che le gerarchie tra i due partiti di maggioranza si fossero invertite rispetto al voto politico del 4 marzo, mentre adesso a certificarlo sono voti "in carne ed ossa". E' quindi senz'altro possibile che il risultato delle Regionali in Abruzzo contribuira' ad accentuare le differenze tra il partito di Salvini e quello di Di Maio, con effetti imprevedibili sulla stabilita' dell'esecutivo (e la coerenza delle sue azioni). Anche perche' la somma di questi due partiti, che a Roma sostengono il Governo Conte (e che nei sondaggi nazionali supera il 57% dei voti), in Abruzzo dovrebbe attestarsi ben sotto il 50%, nella stessa regione in cui alle Politiche M5S e Lega avevano ottenuto complessivamente oltre il 53% dei suffragi.
5. IL BICCHIERE MEZZO PIENO (O MEZZO VUOTO?) DEL PD Il Partito Democratico esce formalmente sconfitto dalle elezioni abruzzesi. Legnini e' arrivato secondo rimediando un distacco pesantissimo da Marsilio, e il centrosinistra ha perso il governo di una Regione in cui aveva vinto piu' volte in passato (1995, 2005 e 2014). Il risultato della lista del PD, che dovrebbe attestarsi di poco sopra il 10%, e' molto deludente. Tuttavia, il dato della coalizione contiene degli elementi incoraggianti: le - tante - liste alleate del PD in sostegno di Legnini, molte delle quali civiche, hanno raccolto quasi il 20% dei consensi, conquistando (verosimilmente) i voti di molti elettori di centrosinistra, ma anche di ex elettori che nel 2018 avevano scelto il Movimento 5 Stelle. E il buon risultato di queste liste ha probabilmente a che fare con l'impostazione della campagna elettorale di Legnini, che si e' presentato come un candidato "civico", senza poter contare (o cercando di nasconderlo?) sul sostegno del Partito Democratico, peraltro alle prese con il suo congresso e quindi privo di una leader nazionale spendibile in una campagna elettorale locale. Difficile dire se il risultato della coalizione di Legnini in Abruzzo implichi che una coalizione di centrosinistra allargato ad altri soggetti diversi dal PD possa essere competitiva anche a livello nazionale: di certo ha dimostrato che in occasione di elezioni locali, siano esse regionali o amministrative (come del resto si e' visto anche lo scorso anno), il bipolarismo "classico" fondato sulla contrapposizione centrodestra/centrosinistra e' ancora il modello di competizione elettorale prevalente, o perlomeno quello in cui gli elettori tendono ancora a riconoscersi maggiormente.
Le liste che compongono le coalizioni
Queste le liste che compongono le coalizioni alle elezioni regionali: Sara Marcozzi del M5s, consigliere regionale uscente, si e' presentata con una sola lista di 29 candidati. Marco Marsilio, a capo della coalizione di centrodestra, era sostenuto da 5 liste: Lega Abruzzo, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Udc-Dc-Idea e la lista civica Azione politica. A seguire Stefano Flajani di Casapound con i suoi 22 candidati consiglieri, dopo l'esclusione dei nomi del Collegio di Pescara dove comunque e' stato possibile votare il candidato presidente. Infine c'e' Giovanni Legnini, che era a capo di una coalizione civica, popolare e progressista formatta da 8 liste. Le sue liste civiche sono Legnini Presidente, Centristi per l'Europa, + Abruzzo-Centro democratico, Progressisti con Legnini, Avanti Abruzzo, Abruzzo Insieme e Abruzzo in Comune, oltre a quella del Partito Democratico.