Estero

Abril, il KRG venderà petrolio ad Ankara 'con o senza il consenso di Baghdad'

 ANKARA, 30 APRILE 2014 – Ankara e Arbil hanno annunciato l'intenzione di vendere il petrolio curdo immagazzinato nella città turca di Ceyhan, a partire da maggio, e senza attendere il consenso di Baghdad. Il primo ministro del governo regionale del Kurdistan (KRG), Nechirvan Barzani, ha fatto sapere che le esportazioni cominceranno il giorno 2 maggio, con o senza il consenso del governo centrale iracheno. La notizia è stata confermata dalla controparte turca, il ministro dell'energia Taner Yildiz, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti in Norvegia, dove si era recato per incontrare vari rappresentanti del settore energetico.

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Nel frattempo Baghdad ha ripetutamente minacciato di citare in giudizio Ankara e tagliare la quota della regione curda dal bilancio nazionale, se si porteranno avanti le esportazioni senza il suo consenso. Il gasdotto è stato completato alla fine dell'anno scorso, e da allora è stato pompato petrolio fino a Ceyhan, posto lì in attesa di uno sblocco diplomatico, che era previsto per l'inizio di aprile. Da Baghdad però ci sono stati ritardi nella risoluzione, che ha portato a un certo pessimismo tra le parti.

Ad oggi, i curdi hanno inviato circa 1,5 milioni di barili di petrolio attraverso il nuovo gasdotto, ma sia Ankara che Arbil hanno intenzione di raddoppiare il flusso giornaliero. Yildiz ha anche affermato che l'acquisto del petrolio curdo non è prioritario per il governo; spetterà poi ai privati impegnarsi a raggiungere accordi e relazioni d'affari.

Come parte del piano energetico, Baghdad ha soffocato i fondi della regione settentrionale, prosciugato le riserve, a seguito di alcuni contrasti tra le due parti riguardo il bilancio nazionale, che penalizzerebbero il governo curdo per non aver rispettato gli obiettivi di esportazione, così come altre questioni legate alle normative energetiche. Il governo centrale e il governo autonomo curdo differiscono sull'interpretazione della suddivisione dei ricavi del petrolio. La quota curda è stata fissata al 17% dopo il 2003 e l'occupazione americana, anche se i curdi spesso si lamentano di ricevere meno.

Foto: hurriyetdailynews.com

Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)