Cronaca

Armi, abolito il censimento

ROMA, 10 GENNAIO 2012 - Nonostante le vicende dei giorni scorsi che hanno fatto parlare di licenze per il porto d'armi, il governo decide di abolirne il censimento.[MORE]

Una rapina finita nel sangue a inizio gennaio e la folla omicida di febbraio a Firenze. Spaventa la detenzione di armi, ma giusto un mese fa il Parlamento ha deciso di cancellare il “catalogo nazionale delle armi comuni da sparo” cioé lo strumento che negli ultimi 36 anni della Repubblica ha garantito un controllo sul rilascio e la detenzione delle armi ammesse a circolare sul territorio italiano.

In realtà la decisione di cancellare il censimento appartiene al vecchio governo Berlusconi. Contrari quelli del Pd che dopo 3 giorni dalla cancellazione hanno deciso di presentare un disegno di legge che chiedeva il ripristino d’urgenza del catalogo e definiva quella scelta “inopinata e sconsiderata” per gli effetti che avrebbe avuto sulla sicurezza dei cittadini.

Sono fatte sentire anche le associazioni legate alla rete italiana del disarmo. “Si va verso uno smantellamento del controllo sulle armi leggere e sull’export – denunciava Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci” e aderente alla “Rete italiana per il disarmo” – l’Italia rischia di perdere il controllo sulla diffusione delle armi e di favorire la criminalità organizzata”.

E intanto l'Anpam,l’Associazione nazionale dei Produttori di armi e munizioni comunica il primato italiano nella vendita di armi per uso sportivo-venatorio: 2.264 imprese, 11.358 addetti, 612.408 armi, 902 milioni di munizioni per un valore della produzione peri 486 milioni di euro. Il 60% di quelle che circolano in Europa le produciamo “noi” (370 milioni di euro in valore). Sarà per questo che si è voluta tanto l'abolizione del censimento delle armi?

Marika Di Cristina