Chiesa e Società
4 novembre, Giornata dell'Unità d'Italia e delle Forze armate Il Pensiero mons. Vincenzo Bertolone
CATANZARO 04 NOVEMBRE - Alla presenza delle massime autorità civili e militari, questa mattina l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, ha presieduto una Santa messa nella chiesa di “San Giovanni Battista” di Catanzaro, per ricordare la Giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze armate. [MORE]
Nell’omelia l’Arcivescovo, nel salutare le autorità presenti, ha evidenziato che la Parola di Cristo «è la parola di pace e non di guerra, di pacificazione e non di lotta, di mitezza e non di violenza. In lui non ci sono più nemici e amici, avversari o compagni di parte. In lui gli unici nemici da combattere, come suggerisce l’apostolo Paolo, sono i nemici della croce di Cristo» .
«A due giorni dalla commemorazione dei defunti - ha detto Bertolone - , siamo riuniti per celebrare l’eucaristia nel giorno in cui la comunità nazionale ricorda la Giornata dell’unità d’Italia e delle Forze armate. In quanto credenti, noi sappiamo che la nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo. L’enorme sacrificio di uomini, rimane impresso nella memoria collettiva, segnata dalla gratitudine per la difesa dell’integrità territoriale, messa in atto a un prezzo altissimo da una moltitudine di giovani italiani; ma non è meno profonda la coscienza comune – anche a motivo del messaggio non violento di Cristo - sempre più orientata al rifiuto della guerra, un rifiuto suscitato dall’orrore di fronte a centinaia di migliaia di morti, un’intera generazione svanita nel nulla dalla distruzione bellica.
La guerra è sempre una follia! E la nostra carta costituzionale la rigetta. Parla di “difesa” in caso di occupazione del suolo italiano. Follia è anche questa “guerra mondiale a pezzi” - di cui parla papa Francesco - che continua a mietere le sue vittime, spesso innocenti o inermi, alle varie latitudini del mondo contemporaneo».
La nostra preghiera - ha proseguito il Presule - diventa suffragio e insieme implorazione perché non si ripetano più simili insensati eccidi. Nello stesso tempo, però, vogliamo ricordare il servizio che rendono alla comunità nazionale gli uomini e le donne che militano nelle Forze armate, sempre più chiamate a servizi di prevenzione della guerra e di mantenimento della pace, di tutela dei più deboli come pure di promozione di una convivenza serena non solo dentro i confini nazionali, ma anche su tanti fronti di questo nostro mondo inquieto.
Per l’Arcivescovo Bertolone «non ci sarà mai pace sociale se nell’esempio di quanti hanno sacrificato se stessi nelle guerre o a causa delle guerre non si recupererà la solidarietà che ha la sua radice nell’essere uomini e che ha il suo albero fiorito nell’appello della fede, che spinge a considerare ogni uomo figlio di Dio e perciò fratello. Per questo - ha detto ancora Bertolone - , ai giorni nostri, sembra fuori moda e perfino fuori luogo anche solo evocare simili parole. Eppure esse non sono, contrariamente a quel che si crede, il contrario della libertà di espressione e della creatività delle singole persone, poiché solo una grande capacità di autocontrollo, di dedizione e di spirito di sacrificio può produrre grandi risultati in ogni ambito della vita».
Questo, infine, l’augurio del Pastore: «Accogliamo dunque l’invito del Signore a servirlo con la fermezza e l’energia che richiede il mantenimento del bene non solo personale, ma di tutti, specie quando si serve lo Stato nelle Forze armate, di polizia o nelle varie armi».
A seguire in piazza Matteotti il secondo momento dinanzi al Monumento dei Caduti per la Patria, dove il Prefetto di Catanzaro Luisa Latella ha presieduto la celebrazione civile deponendo, assieme al Comandante della Legione Carabinieri Calabria, generale Andrea Rispoli, due corone di alloro.