Editoriale

4 Novembre: festa delle forze armate o lutto nazionale?

Commemorazioni in pompa magna, corone di fiori e comizi in quasi tutti i comuni d’Italia e prima fra tutte: la cerimonia all’Altare della Patria con i rappresentanti massimi delle istituzioni.
Queste le principali celebrazioni del 4 novembre, ma oltre alla solita retorica qualcuno si chiede se sia giusto festeggiare uno degli eventi più drammatici della storia del mondo.
In fondo la Grande Guerra è stata un’inutile strage, che ha causato solo in Italia 650.000 morti, 947.000 feriti, 600.000 dispersi![MORE]
Quindi sarebbe più opportuno istituire per il 4 novembre una giornata di lutto nazionale, soprattutto in alcune zone del Paese.
Stiamo parlando di quelle regioni che hanno dato il maggior tributo di sangue, il più numeroso contributo di giovani. Stiamo parlando delle regioni del Sud, da cui proveniva circa l’80% dei militari impiegati nella guerra (cosa ancora attualissima, se si considerano i caduti nelle missioni di pace), i cafoni meridionali a cui avevano promesso terre e condizioni migliori di vita.
Così come la Gran Bretagna durante la Guerra ha utilizzato soldati indiani e afgani, e la Francia è ricorsa a soldati algerini e tunisini, anche l’Italia ha usato i popoli delle sue colonie, l’ex Regno delle Due Sicilie (Non si dimentichi che quando Bismarck fu informato da un suo collaboratore in merito alla volontà italiana di avere possedimenti nel Corno d’Africa, rispose: “L’Italia non ha bisogno di colonie in Africa poiché le ha già in casa propria”).
In tutti i nostri paesi del Sud dilagano lapidi con centinaia e centinaia di nomi, tutti paesi che nel 1918 avevano 5000 abitanti e che adesso si ritrovarono con in media 230 caduti in guerra.
Un’intera generazione!!
Migliaia di ragazzi sono stati strappati dalla propria terra e scaraventati sulle Alpi per farsi massacrare dalle bombe austriache. Sono morti in solitudine, uccisi insieme ai loro sogni e all’illusione di poter ancora sperare in una vita migliore.
Il 4 novembre quindi deve essere decretato in tutti i comuni il LUTTO CITTADINO , non tanto per idee politiche o rabbia, ma solamente per rispetto di una intera generazione di giovani, soprattutto meridionali, che sono stati trucidati nella neve delle Alpi senza sapere nemmeno il perché.