Cronaca

3600 scuole distrutte, ma i presidi non vogliono i lavori

ROMA, 31 MAGGIO 2014 - Sembra paradossale, ma le procedure per ristrutturare le scuole sono così farraginose che i presidi sono contrari ad avviare le pratiche. L'edilizia scolastica è quanto mai necessaria, ma a fronte di una spesa di 13 miliardi, meno di due sono stati disponibili finora.

Nemmeno i tragici eventi legati ai crolli delle scuole pericolanti sono stati abbastanza per scuotere le coscienze: 24.000 scuole (una su due) non ha un impianto elettrico che consenta l'illuminazione delle aule, l'intonaco cade a pezzi e tantissimi ragazzi ancora oggi sono costretti a seguire le lezioni esposti all'amianto.[MORE]

Fenomeni gravissimi e di difficile risoluzione: per disporre i lavori, è necessaria una gara di appalto. Per avviare la gara, però, le scuole devono fare domanda, devono essere verificati i lavori da eseguire, deve essere seguito l'infinito iter burocratico che si disperde poi nel nulla.

Così, non si riesce nemmeno a riparare un tubo che perde e le scuole crollano. I presidi sanno che, quando si richiede l'intervento agli organi competenti per l'adeguamento, non si fa altro che chiudere la struttura, spostare tutti da un'altra parte e sperare che i lavori partano prima o poi.

Quindi, anche se il 54% è favorevole ad aprire i lavori, il 45% lascia perdere a causa delle lungaggini, esponendo così a gravi pericoli bambini, ragazzi e operatori scolastici di 4400 Comuni italiani.

(www.corriere.it)

Annarita Faggioni