Cronaca

#25aprile, La Resistenza italiana: ricordi di una bambina fortunata

FILADELFIA (VV), 25 APRILE 2013 - Il 25 aprile giorno della Liberazione viene vissuto come un momento di festa reale. Chi è stato costretto a scappare, a lasciare quel poco che aveva, chi ha perso qualcuno in guerra o per colpa della guerra, vive quel giorno come una vera Liberazione.

La storia che sto qui per raccontare ha dell’incredibile. Eppure le credenze, o leggende raccontate dalla gente del posto hanno salvato dai bombardamenti di quel periodo, molte persone. Non ho trovato alcun riscontro scientifico, alcun accordo stipulato, eppure quello che Carmela Serrao racconta, ha un riscontro di «natura umana». Filadelfia non è stata bombardata dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nonna Carmela, che all’epoca aveva solo 10 anni, la ricorda bene la storia. Lei viveva proprio lì. Ma non «Filadelfia d’America, Filadelfia di Calabria» lo ribadisce sempre.
Sì, stiamo parlando di Filadelfia il centro abitato che sorge a 650 metri sul livello del mare, in provincia di Vibo Valentia, quasi al centro del golfo di Sant’Eufemia. Il paese è stato fondato nel 1783, sulle basi della vecchia Castelmonardo, distrutta dal violento sisma che la colpì nel giugno dello stesso anno. Infatti, ricordava il Comm. Gaspare Serrao del Vescovo, il paese ha una fondazione piuttosto recente, è sorto poco meno di due secoli fa, proprio dopo la distruzione del terremoto. Successivamente alla ricostruzione, la città non venne più torturata da intemperie naturali, né da cause umane.

Basti pensare che durante il Secondo Conflitto Mondiale, nel territorio calabrese, le città rase al suolo furono tante. Si ricordi Reggio Calabria colpita durante i bombardamenti diverse volte, Rosarno, distrutta nel 1941, ma anche Catanzaro, Crotone, Amantea, e poi il Golfo di Sant’Eufemia.
Filadelfia, che sorge proprio vicino alla piana, non venne mai toccata.

Come dicevo, nonna era ancora una bambina, ma i ricordi di quel periodo passato tra la paura e la speranza che tutto potesse finire in poco tempo sono ancora nitidi. «I miei ricordi iniziano quando un giorno, mentre giocavo in cortile con le mie amichette, abbiamo sentito un grosso boato. Erano degli aviatori che volavano sui cieli di Filadelfia. Riuscivo a vederli bene. Erano dei quadrimotori da bombardamento americani, cioè degli aerei con quattro motori - mi spiega per telefono – volavano bassi. Ovviamente la paura che potessero colpire la nostra città c’era. Così, mio padre, Francesco Serrao una notte, ci prese tutti quanti, me, la mamma, e i miei tre fratelli e ci portò in campagna. Tutti i nostri averi furono lasciati nella casa di Filadelfia e nascosti nel sottoscala, costruito apposta. Qualche anno prima, il 22 febbraio 1922, aveva comprato un casolare, ci portò lì. Con noi c’erano anche dei parenti. Abbiamo vissuto tutti insieme per quasi un anno. Era spaventoso svegliarsi di notte e sentire i bombardamenti nelle zone limitrofe. Ricordo che in un paese, Sambiase, alcuni nostri parenti erano fuggiti in montagna, per ripararsi dalle bombe che ogni tanto cadevano». Anche la piana di Sant’Eufemia è stata colpita più volte dai bombardamenti, che si avvertivano fino a Filadelfia. Il timore e l’angoscia certo erano sempre in agguato.

«Credo che ci fosse un tacito accordo tra i nostri militari e quelli americani, o almeno così a me piace credere. Di una cosa sono sicura, gli americani non hanno mai attaccato il paese perché gli ricordava la loro Filadelfia americana. Ricordo ancora che durante la nostra permanenza in campagna, dovevamo nascondere gli animali per evitare che i nazisti che passavano con i carri armati ce li rubassero. Credo che mio padre sia diventato anche per questo socialista in seguito, ma questa è un’altra storia».

Nonna Carmela ribadisce ancora una volta che forse il fatto d’aver vissuto in quel paese le ha salvato la vita. Una sua zia, che abitava appena fuori la “linea di sicurezza” venne uccisa a colpi di mitragliatrice dagli americani, senza motivo.

Quando il 25 aprile 1945, venne dichiarata finalmente la Liberazione dall’occupazione nazista e fascista, fu veramente un giorno di Festa. La famiglia Serrao tornò alla sua dimora nel centro del paese, abbandonando il casolare di campagna e tutti i brutti momenti che segnarono quegli anni.

Certo nonna Carmela porterà per sempre il ricordo di quel triste periodo, tuttavia accompagnato da un timido sorriso per essere scampata al pericolo e aver potuto raccontare questa storia a coloro che le vicende non le hanno vissute, ma che intendono comunque ricordare. [MORE]
 

(foto dal sito vitatrentina.it)

Rossana Palazzo