Chiesa e Società
25 novembre, Santa Caterina d'Alessandria
CATANZARO 21 NOVEMBRE - Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una provvidenziale coincidenza vuole che nello stesso giorno ricorra la memoria liturgica di santa Caterina d’Alessandria, la cui figura, intelligentissima, coraggiosa e indipendente, addita alla Chiesa una via decisiva: valorizzare le capacità e il ruolo delle donne, così come Papa Francesco continuamente auspica.[MORE]
Di stirpe regale, figlia del re Costa, e comunque d'una famiglia nobilissima, cresciuta indipendente e nella possibilità di scegliere la propria vita, Caterina si dedicò allo studio, circondandosi di sapienti ed eruditi, diventando dottissima soprattutto nella filosofia e nella religione. Non mi dilungherò sulla sua biografia perché mi basta qui considerare le circostanze del suo martirio: si era infatti rifiutata di adorare gli dei pagani durante i festeggiamenti per il governatore d’Egitto e di Siria Massimino Daia, cercando, anzi, con argomentazioni sapienti e profonde, di convertirlo. L’imperatore tentò di salvarla, inviandole un gruppo di filosofi e retori per indurla ad abiurare la sua fede. Ma fu lei a persuaderli: aderirono al cristianesimo e morirono martiri, come lei, nel novembre 305.
È difficile distinguere in tutto ciò la storia dalla leggenda, essendo i documenti disponibili assai tardivi. Santa Caterina, alla quale Giustiniano intitolò il celebre monastero sul monte Sinai, vicino alla Montagna di Mosè, dove narra la leggenda il suo corpo, da Alessandria, sia stato trasportato dagli angeli, è tuttavia venerata da tempi antichissimi e una venerazione di tale importanza, con tantissime testimonianze e chiese dedicate, non può essere nata dal nulla.
Si consideri poi che se una storia, seppure così inusuale per la cultura androcentrica del tempo, è arrivata fino a noi, c’è da pensare che questa storia sia vera. Acuto ingegno, sapienza e forza d’animo fanno di Caterina d’Alessandria una donna esemplare e ciò valorizza non solo il “femminile”, ma quel giusto intreccio di maschile e femminile che Dio ha voluto creando l’umanità “maschio e femmina” e senza il quale non ci sarà un’evangelizzazione veramente nuova: perché donne e uomini, insieme, costituiscono “l’humanum” nella sua interezza.
Anna Rotundo