Cronaca

Unità d'Italia, presentazione cartoline celebrative di Poste Italiane

ROMA, 20 GIUGNO - Si è tenuta stamani nella sede dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato una conferenza stampa per presentare l’iniziativa di Poste Italiane voluta da ANPS, Associazione Nazionale Polizia di Stato, e API, Associazione Poliziotti Italiani, riguardante l’emissione di 1000 cartoline con annullo postale celebrative del 150° dell’Unità d’Italia, in omaggio ai caduti delle Forze dell’Ordine. Hanno partecipato con Carmine Abagnale, presidente ANPS, Giovanni Berardi, figlio del maresciallo ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 a Torino, e Gemma Calabresi, vedova del commissario Calabresi, assassinato a Milano il 17 maggio 1972, per commemorare con i caduti di ieri anche le vittime del terrorismo. [MORE]

“Periodicamente - ha dichiarato Abagnale- con il presidente API Mario Tritto, organizziamo questi eventi per ricordare le vittime inutili, uccise da chi un giorno si è inventato un nemico che non c’era. In questi giorni, in cui riceviamo notizie poco rassicuranti su pluriomicidi che non pagano nemmeno un giorno di galera - ha continuato Abagnale con riferimento al caso Battisti -è importante ascoltare le testimonianze di figure come Berardi e la signora Calabresi, perché il passato non ritorni”.

Giovanni Berardi, che con la copertina del suo libro dal titolo “mi raccomando...guagliò! - La solitudine degli umili”, - arricchito dalla prefazione di Mario Calabresi - ha dato il soggetto alle cartoline celebrative, ha parlato duramente dei suoi oltre trent’anni anni di battaglia per rendere giustizia alle vittime del terrorismo, “specie a quelle che non hanno nomi famosi, che nessuno nomina e ricorda, ma che non di meno hanno dato la vita per il Paese”.

“Voglio rendere giusto onore a quei personaggi e per questo li ho elencati tutti alla fine del libro, 15 pagine di nomi, 500 caduti e 5000 feriti, non numeri, ma persone, famiglie distrutte, anche stranieri capitati per caso in mezzo alla tragedia, travolti dalla follia del terrorismo. Come la scorta di Moro, cinque famiglie… Leonardi fece scudo col suo corpo per salvare Moro, chi lo ricorda più? Nell’elenco ci sono anche nomi di terroristi, perché noi vogliamo umanità non vendetta. Verità e giustizia. Non galera.

Mio padre, di cui ricordo la vicenda nel libro, lasciò cinque figli, il titolo del libro è l’incoraggiamento che ci dava sempre. È doveroso ricordare questi eroi che consapevolmente sacrificarono la vita per l’Italia, ammazzati da barbari che facevano il tiro a segno. Oggi noi chiediamo un’assunzione di responsabilità.
Invece, chi combatteva le istituzioni adesso ne fa parte, ma non si diventa mai ex assassini! Raccontateci che cosa è successo davvero! Parliamone nei libri di scuola!”.

Poi Berardi ha letto parte del manifesto di Lotta Continua che invitava all’ ‘assalto del proletariato contro lo Stato assassino’, firmato da tutta l’intellighenzia del tempo, “con tanti nomi ancor oggi opinion maker su testate famose o con incarichi importanti nelle istituzioni”. Quindi ha avanzato precise rivendicazioni.

“Per i terroristi si sono create cooperative perché potessero lavorare, vivere, farsi una famiglia, a noi vittime sono arrivate elemosine. Basta pensare alla legge 206 del 2004 largamente inapplicata e ai vantaggi previsti, ma difficili da ottenere per la burocrazia”. “Io da buon cristiano vorrei perdonare – ha concluso Berardi - ma non sappiamo chi perdonare, che cosa… e loro accettano il nostro perdono? Nessuno ci ha chiesto scusa. Qualcuno ha tentato solo risarcimenti offensivi!

Tanti godono ancora del sangue sparso, basta pensare alla storia di Battisti. Siamo vivendo una seconda resistenza”. “Berardi ha il merito di aver sottolineato la quotidianità delle vittime - ha commentato Gemma Calabresi -. Le Brigate Rosse crearono dei simboli disumanizzando le persone che così potevano essere colpite”.

“C’è però chi ha chiesto perdono – ha tenuto a dire la signora Calabresi - come Leonardo Marino che mi ha scritto lettere toccanti. Di recente – ha poi raccontato – sono stata nel carcere di Padova e alcuni assassini hanno chiesto i Sacramenti. Saranno mosche bianche, ma se Dio fa fare a noi la strada verso il perdono, corre anche verso chi ha sbagliato e conduce verso il pentimento gli assassini che sentono il peso della colpa. E questo pensiero mi consola. E mi dà forza sapere che stiamo facendo lo stesso cammino per incontrarci. Certo è importante che ci sia la pena, è indispensabile per capire l’errore, per meditare.

Il castigo ci deve essere perché possiamo incontrarci. È vero che abbiamo bisogno di giustizia, sulle stragi è emersa la verità storica, ma non si è fatta giustizia. Tuttavia, dagli Anni 70 di strada se ne è fatta tanta - ha sottolineato. Negli Anni 70 mi sentivo sola, lo Stato era lontano, oggi è diverso. Oggi c’è la Giornata della Memoria, il Presidente della Repubblica sente di dover portare avanti questo impegno. Oggi qui siamo nella casa della Polizia, ricordiamo dunque i numerosi poliziotti, carabinieri e magistrati che hanno dato la vita per sconfiggere il terrorismo, teniamo viva la memoria del loro valore, passiamo il testimone ai giovani dei valori della loro quotidianità, del loro modo di lavorare. E teniamo alte le antenne perché non si ripresentino i presupposti che hanno originato quella violenza”.

Abagnale ha annunciato in proposito un convegno e l’impegno a creare un ‘Museo della Memoria’.
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(notizia segnalata da erika fontana)