Salute

100 pazienti gli chiedevano aiuto

ROMA, 08 GIUGNO 2014 - Avrebbe "aiutato a morire" 100 pazienti con malattie gravissime: ne parla per la seconda volta (la prima era stata negli anni Ottanta) l'ex ordinario di Anestesiologia e rianimazione sia a Sassari che a La Sapienza di Roma. Il medico ha concluso la sua attività nel 1999.

Tornare a parlarne ai media è l'esigenza che sente per una pratica per lui già applicata da tempo. Spiega lui stesso all'intervistatore le proprie motivazioni: "(...) perché non ne posso più del silenzio su cose che sappiamo tutti. Parlo dei rianimatori. La dolce morte è una pratica consolidata negli ospedali italiani, ma per ragioni di conformismo e di riservatezza non se ne parla"[MORE]

La pratica si chiamerebbe nel gergo "desistenza terapeutica": nei casi più gravi, il medico deciderebbe di interrompere la terapia, causando così, per via indiretta, la morte del paziente. A chi gli chiede se ha qualche rimorso, il medico risponde: "(...)non ho nulla di rimproverare a me stesso. L’ho sempre fatto di fronte a situazioni che non avevano altra via d’uscita".

D'altra parte, per il medico, nella maggior parte dei casi si interviene su richiesta del malato. "Soffrivano le pene dell’inferno, sono stati loro a domandarmi di aumentare la dose di analgesico perché non volevano più restare in quelle condizioni" spiega l'ex medico.

Sull'eutanasia non c'è una parola da parte del Governo: la proposta di legge è bloccata ormai da diversi anni. L'associazione Luca Coscioni ha inviato a tal proposito una lettera, firmata anche dalla moglie di Welby. Nel frattempo, anche il Movimento Cinque Stelle starebbe vagliando una propsta in merito.

(www.corriere.it)

Annarita Faggioni