Ucraina, ancora scontri a Kiev. No dell'opposizione a guidare un nuovo governo
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KIEV, 26 GENNAIO 2014 - Continua la battaglia nella capitale dell'Ucraina, dove giorno dopo giorno, con una temperatura in continua discesa (si sfiorano i -20 gradi centigradi) si teme l'inizio di una vera e propria guerra civile.
Mossa a sopresa da parte del presidente Victo Ianukovich che ha proposto all'opposizione di guidare un nuovo governo. Un vano tentativo di salvare la poltrona sacrificando il premier Mikola Azarov prontamente respinta dall'opposizione. Gli obiettivi del capo dell'opposizione Vitali Klitschko sono, infatti, l'abrogazione delle controverse leggi anti-protesta e le elezioni presidenziali anticipate, subito e non nel 2015 come previsto: «Non faremo nessun passo indietro manterremo le nostre posizioni a Maidan e nelle regioni. Le negoziazioni proseguiranno e non cederemo ad alcuna provocazione».
Intanto in città si continua a combattere contro il governo, e ci sono ancora morti e feriti durante le violente manifestazioni. E' morto la notte scorsa un poliziotto di 27 anni, colpito da arma da fuoco in testa mentre cercava di ritornare nel dormitorio, ed è morto anche un manifestante ferito gravemente nei giorni scorsi.
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I manifestanti hanno occupato altri due palazzi istituzionali. I cinque piani dell'edificio dove si trova il Ministero dell'Energia sono stati occupati dal gruppo civico "Spilna Sprava", che l'hanno liberato solo dopo l'intervento del capo del dicastero, Eduard Stavitski. Pochi minuti fa anche Casa Ucraina, un edificio pubblico utilizzato per mostre e conferenza che si trova in piazza Europa, è stata assaltata dai manifestanti, che hanno costretto a 200 poliziotti e soldati ad abbandonare la struttura.
L'occupazione dei palazzi del potere, che avviene in modo così facile e rapido, è una questione che preoccupa l'Unione Europea. E' un chiaro segnale che il presidente ed il governo stanno perdendo progressivamente il controllo della situazione.
Ieri è sceso in campo anche il premier Letta che ha chiesto che "si fermi la violenza e riparta il dialogo": "Guardiamo con angoscia a questa crescita continua degli scontri e della repressione. L'Unione europea non può accettare un'evoluzione così drammatica degli eventi".
Valentina D'Andrea