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Palermo, 30 agosto 2011 - Il centro di accoglienza di Lampedusa è pieno zeppo di tunisini, ma è lo spazio dei bollori, dei risentimenti, quasi ogni giorno. Due agenti delle forze dell’ordine (Fiamme Gialle e Carabinieri) son infatti rimasti feriti[MORE] la scorsa notte durante una sassaiola provocata per resistenza da parte dei tunisini lì predisposti. “Non vogliamo tornare in Patria” è l’urlo unanime dei 150 protestanti. Il ritorno per loro sarebbe agghiacciante.
Per questo, hanno deciso di occupare il Molo Favaloro , una volta usciti da contrada Imbriacola. Tornati, hanno reagito, forse perché sicuri di non essere ascoltati, e hanno ferito i due italiani di servizio, poi portati al Poliambulatorio dell’Isola di Lampedusa. I due, però, non sono gravi. Ogni giorno la "Grimaldi Lines" si occupa del loro trasporto, con un guadagno di circa 60000 euro al giorno secondo indiscrezioni tutte da verificare.
A marzo Frattini, colpito dall’emergenza, aveva proposto una “dote” di 2500 dollari per ogni profugo che volontariamente avesse deciso di rimpatriare. Ma gli intenti non sono questi e le promesse di danaro non convincono. L’altra ipotesi risolutiva proposta dalla Comunità di Sant’Egidio di sperare in un ricongiungimento familiare con i parenti francesi, belghi, tedeschi dei tunisini, pare abbastanza difficile. Nessuno, insomma, li vuole. Eppure si tratta di persone senza futuro, secondo la Comunità di Sant'Egidio che spera per loro in un concreto aiuto.
La prossima politica per loro si penserà dopo il caos che sta provocando la manovra finanziaria. Per il momento, il lavoro è del CIE.
Anna Ingravallo
In foto, in alto a sinistra, il CIE di Lampedusa, ex CPT da foto di produzione a firma di F. Viviano de "La Repubblica"