Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
CATANZARO, 18 MARZO 2012 - Oggi risponde a Cristina da Cagliari il sacerdote Davide Marino.
R. Cara Cristina,
oggi parliamo di virus influenzali.
E che c’azzecca?! – ti starai forse chiedendo. Beh, a suo modo c’entra…Credo ti sia capitata la ventura di “beccare” qualcuno dei più o meno classici virus di stagione. Il virus è praticamente invisibile, uno non s’accorge nemmeno di averlo addosso. Una volta che si radica nel corpo di qualcuno, ne diventa parte al punto che – voglia o non voglia – quella persona se lo porta dietro e…lo passa agli altri.
Ecco, cara Cristina, per portare Gesù agli altri, bisogna esserne infetti. Dobbiamo lasciare che diventi parte di noi al punto che, portando noi stessi agli altri, portiamo naturalmente Lui. Ricordi la bellissima espressione di San Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Galati 2,19-20)? San Paolo è uno che il virus lo ha beccato in pieno. E quante altre persone è riuscito poi a contagiare…
Ti chiederai, giustamente, ma come si prende allora un virus del genere? Per beccare l’influenza bisogna in qualche modo stare vicini al “portatore”. Allo stesso modo, Gesù riesce a contagiarci di sé nella misura in cui stiamo vicini a Lui. Innanzitutto, è necessario allora che la sua Parola metta radici in noi. Infatti – dice Gesù – «se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore» (Giovanni 15,10). Siamo vicini a Gesù, anzi, ancora di più, siamo profondamente uniti a (leggi: “infetti di”) Lui, nella misura in cui il Vangelo ha trovato spazio nella nostra vita. Perdono, amore, mansuetudine, misericordia, fortezza, giustizia, temperanza, prudenza, povertà in spirito, purezza e tutte le altre virtù di Gesù devono diventare le nostre. Solo così Egli può prendere realmente possesso della nostra vita. E poi abbiamo bisogno di nutrirci costantemente di Lui. Dice ancora Gesù, in un altro passo del Vangelo secondo Giovanni: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Giovanni 6,56). Attraverso il contatto costante con la Parola, la meditazione, i Sacramenti, la preghiera, la guida saggia di un sacerdote e la vicinanza di persone seriamente contagiate dal Signore ti assicuro che il virus non solo si prende, ma anche si conserva e cresce!
Portare Dio agli altri allora non significa semplicemente trasferire qualche idea o qualche nozione dalla nostra testa alla loro. E non si tratta neppure di “portare qualcosa”. Si tratta piuttosto di portare noi stessi trasformati da Lui in Lui. Parla di Gesù ai tuoi amici, raccontagli la tua esperienza di fede – il tuo contagio –, invitali senza stancarti a venire con te in chiesa e dove si possa essere istruiti nelle sue cose, ma, soprattutto, portargli te stessa interiormente e costantemente trasformata da Lui. Vedi, il punto è che possiamo anche avere una competenza scientifica impeccabile sull’influenza e quindi parlarne in maniera esaustiva e convincente, ma…se il virus non ce l’abbiamo in corpo, l’influenza non l’attaccheremo mai a nessuno. La mia esperienza è stata proprio questa. Il Signore mi ha dato la grazia d’incontrare persone che non solo sapevano parlare bene di Lui – non solo “portavano bene” la sua Parola – ma erano veramente contagiate. E per questo contagianti. Questo per me è avvenuto nel Movimento Apostolico. Il Signore si serve e vuole servirsi di ciascun cristiano per contagiare ogni uomo. Anche tu puoi essere un efficacissimo veicolo di contagio.
Quanto ai luoghi e alla vita propri di una persona della tua età, nulla vieta che, senza trascurare i tuoi doveri e nei limiti del giusto, tu ti diverta, vivendo la bellezza e il calore dell’amicizia. Anche qui puoi portare il fascino “alternativo” della tua testimonianza cristiana. Concedimi di tornare un’ultima volta alla mia esperienza personale. La mia vita ha preso una direzione diversa anche grazie alla frequentazione di alcuni ragazzi, inseriti in un cammino di fede, il cui stile di vita sobrio ma gioioso mi portava a interrogarmi…non facevano vita notturna, non avevano bisogno di andare chissà dove o di fare chissà cosa per divertirsi, eppure non erano “bigotti”… erano sereni, in armonia tra di loro, felici: avevano incontrato Gesù! Una testimonianza di vita sobria e gioiosa porta sempre gli altri a interrogarsi. Ad esempio: credi che nessuno rimanga profondamente colpito dal fatto che tu, per vivere bene e non sciupare la mattina dopo, non trascorri la nottata in giro come fanno molti? o, ancora, pensi che gli altri non si interroghino se vedono che tu, per amore del giorno del Signore, che vuoi vivere bene, il sabato sera rientri prima a casa? Il virus della fede passa anche così…
Cara Cristina, ti auguro d’”infettarti” sempre di più di Gesù. E d’infettare tutte le persone che incontrerai di Lui.
don Davide