Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
TARANTO, 27 LUGLIO 2012 - Da ieri la chiusura dell’area a caldo dell’industria siderurgica a Taranto ha provocato l’ira dei circa 11 mila e più operai lasciati senza lavoro. Solo da ieri il cielo assume un colore vagamente simile a quello naturale. Solo da ieri a Taranto è scoppiato il caos.[MORE]
Da quanti anni la città aspettava di non vedere più fumare le maledette ciminiere dell’ILVA? Quante manifestazioni, cortei, dimostrazioni e urla sono nate dai cittadini per denunciare il problema del “mostro d’acciaio”?
Le arterie stradali fondamentali, che collegano la città, sono state bloccate dagli operai dell’industria. Taranto è isolata. È evidente come, la perdita momentanea del posto di lavoro provochi disagi non solo agli stessi operai ma anche alle famiglie a carico. È evidente come, perdere “la terra sotto i piedi” da un momento all’altro possa provocare smarrimento e disperazione, ma è stato necessario.
Da anni l’aria è irrespirabile e il diritto alla salute è stato sempre e ripetutamente calpestato. Non c’è nulla per cui gioire. Non c’è nessun motivo per festeggiare. La chiusura forzata dovevamo aspettarcela e forse è il primo passo verso il cambiamento.
L’ignoranza dilaga oltre ogni limite e acceca la vista a chi non ha più speranza. La bonifica dell’industria è l’unica via d’uscita. Lo Stato italiano che finalmente ha messo le mani sul problema deve obbligatoriamente informare e trovare una soluzione nel minor tempo possibile.
Rimettere in sesto la fabbrica sarebbe il sogno di una vita. Il mettere in sicurezza il “mostro” porterebbe nuovi posti di lavoro. Ma questa prospettiva non rassicura nessuno. Non rassicura chi da ieri è in cassa integrazione e non riuscirà a breve, a portare il pane a casa. Siamo in bilico su un filo sottilissimo. Il filo sottilissimo della salute che da anni si spezza e provoca malattie mortali.
Morire di tumore o di cancro? Questa deve essere la lotta della città e non solo degli operai che hanno perso il lavoro. Deve essere la lotta della città che proprio in questo momento non deve dividersi e piegarsi al volere dei politici.