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Oggi la nostra rubrica tocca un tema molto vicino ai giovani: il rock! La risposta è a cura di don Davide Marino, giovane sacerdote, amante della musica e docente di Storia della Chiesa Antica e Archeologia Paleocristiana presso l'Istituto Teologico Calabro S.Pio X .
D. Salve a tutti. Io sono un cattolico, ma amo la musica rock e metal. Molti mi dicono che non è possibile ascoltare questo genere di musica e credere alla Chiesa perché i messaggi sono diversi. Ma è veramente così? Sono confuso. Grazie, Riccardo.
R. Caro Riccardo,
inizio col dire che il tuo nome mi ricorda personaggi familiari…Riccardo (o meglio “Ritchie”) fa di nome Blackmore (leggendario chitarrista dei Deep Purple, ora, assieme alla moglie, Candice Night, in forza ai Blackmore’s Night). Riccardo (“Richie”, senza t) è pure Sambora, lo storico chitarrista di Jon Bon Jovi; e Riccardo (sempre “Richie”) è infine un altro grande chitarrista, per lo più solista, Kotzen. Insomma, come avrai potuto intuire, ci troviamo già in particolare sintonia… A maggior ragione se consideri che – come te probabilmente – sono venuto su a pane e metal![MORE]
Abbiamo fatto riferimento a dei chitarristi, suonatori, cioè, di strumenti a corda. Ora, già nell’Antico Testamento si cantava a Dio – attraverso i Salmi, che ancora oggi ci guidano nella preghiera e nella meditazione – con simili strumenti. Troviamo menzionati ad esempio – assieme al cembalo, alla tromba e al corno – l’arpa e la cetra. Il fatto è che, a quei tempi, non c’era ancora l’elettricità…altrimenti avremmo trovato una Stratocaster o una Les Paul al loro posto!
Scherzi a parte, per rispondere alla tua domanda, possiamo partire da un’osservazione “storica”. La Chiesa ha conosciuto, nell’arco della sua lunga storia, una vasta gamma di tradizioni e generi musicali, di cui si è servita per pregare, cantare, contemplare, celebrare la sua fede: si va dal respiro aureo ed eternale del gregoriano, all’abbraccio solenne e avvolgente della polifonia, senza per questo dimenticare la nobile semplicità e profondità di molti canti appartenenti alle varie tradizioni popolari o di quei canti più “pop” che molto spesso scandiscono e allietano la liturgia delle nostre comunità parrocchiali.
Questa premessa ci serve a comprendere come, in linea di massima, un genere musicale non possa essere bollato in sé e per sé come “cattolico” o “anticattolico”. Mi chiederai a questo punto: su che base allora discernere ciò che in ambito musicale può o non può accordarsi con la nostra fede?
Un simile discernimento, caro Riccardo, va operato in riferimento a due aspetti: testi e contesti (perdonami il gioco di parole!).
Il testo, dunque, per prima cosa. La nostra fede non è una fede “vaporosa”, fatta di buone disposizioni emotive o sentimentali verso un Dio generico. La nostra fede è fondata sulla Parola rivelata, che la Chiesa, fondata su Pietro – garante della purezza della fede –, nel suo magistero, custodisce e trasmette nella storia fedelmente al cuore di Cristo. Per dirla in parole povere, la nostra fede ha dei contenuti di verità oggettivi. Allora, possiamo e dobbiamo sempre discernere quale messaggio ci venga dalle canzoni che ascoltiamo, alla luce del Vangelo, al quale dobbiamo conformare ogni giorno il nostro cuore, la nostra mente e la nostra vita. Il Vangelo, letto e compreso nella luce attuale dello Spirito Santo e nella fede della Chiesa, deve essere per noi cristiani il criterio di discernimento di ogni pensiero e parola umana, «affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore» (Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini, 4, 14). Se, attendendo con costanza alla nostra formazione, conosciamo la verità della nostra fede, siamo in grado di conoscere la strada da seguire, discernendo ciò che piace e ciò che non piace a Gesù; ma anche di porci in un autentico dialogo con la cultura del nostro tempo, che parla molto spesso il linguaggio della musica. Potremo così scoprire, ad esempio, che nei testi di alcune canzoni rock o metal ci sono dei messaggi in sintonia con la verità della nostra fede, che magari attendono di essere “sviluppati”, illuminati di una luce più grande, che è quella della Parola di Gesù. Oppure potremo anche lasciarci costruttivamente “provocare” dalle domande – talvolta rabbiosamente urlate – presenti in questa produzione musicale, per darvi una risposta evangelica – rispondendo in questo modo all’uomo che in queste domande si rispecchia.
I contesti, poi. Qui basta un po’ di buon senso. È chiaro che non tutti i tipi di musica si adattino a tutti i tipi di contesto. Per essere chiari: a prescindere dal testo, credo che qualcosa tipo Smells like teen spirit dei Nirvana non si adatti proprio pienamente ad accompagnare una Santa Messa (!), dove c’è bisogno di canti e sonorità che stimolino il raccoglimento interiore, aiutino la riflessione, la meditazione, la contemplazione del Mistero celebrato, e che possano essere cantate comunitariamente da grandi e piccoli, giovani e meno giovani, perché la preghiera, elevata nel canto, sia veramente “corale”.
Del resto, il contesto liturgico non è l’unico contesto in cui fede e musica possano intrecciarsi! Ecco allora che anche la musica rock o metal trovano il loro spazio. Mi piace riportare a questo riguardo tre esempi.
Il primo – che mi pare un esempio fecondo di come la fede nel Vangelo sia capace di ispirare anche del buon metal – è quello dei Metatrone, band di don Davide Bruno (che non è un mio pseudonimo, ma solo omonimo, prete della Diocesi di Catania).
Il secondo è un evento: il XXIII Congresso Eucaristico Nazionale celebrato nel 1997 a Bologna, dove si esibì, tra gli altri, il grande Bob Dylan. Giovanni Paolo II (chi non ricorda, a proposito, BB King regalargli la sua Lucille o Bono degli U2 i suoi occhiali?!) prese spunto da un verso di Blowin’ in the wind per dare a una domanda esistenziale una risposta di fede. Mi sembra questo un valido modello di catechesi, capace di illuminare, dialogando autenticamente, la cultura e l’uomo di oggi attraverso il Vangelo.
Il terzo è una rubrica televisiva, da me condotta, che – lo scrivo con la massima modestia possibile – si colloca in questa solco, nel desiderio di far dialogare musica rock (parlo di rock nella più vasta accezione possibile, dal pop al metal) e fede cattolica e nella certezza che l’uomo di oggi, come quello di ogni tempo abbia bisogno della verità e della grazia di Cristo per la realizzazione della propria umanità. Alla fine dell’articolo, mi permetto di segnalarti, nel caso in cui possano interessarti, i link alle puntate di “Rock & God” (così si chiama la rubrica) finora andate in onda, in Calabria (Telespazio TV), all’interno del bel programma della giornalista Rosaria Giovannone, “Talità Kum” (sulla pagina Facebook trovi tutti gli aggiornamenti)
Un ultimissimo pensiero voglio dedicarlo a una raccomandazione. Non di rado, giovani (ma anche meno giovani) fanno di musicisti o band i propri “idoli”, quasi una ragione di vita. Il rapporto di un cristiano con la musica – come con tutte le cose della terra – deve essere invece caratterizzato dalla sobrietà e dalla capacità di dare a ogni cosa il suo giusto valore. Signore della nostra vita deve essere solo uno: il Signore Gesù. Tutto viene dopo di Lui. Se amiamo qualunque cosa o persona più di Lui, non siamo degni di Lui. E amarlo, come sempre Lui c’insegna, è obbedire alla sua Parola. Ben venga allora la musica! Ben vengano il rock e il metal! Ma nella consapevolezza che non saranno loro a salvarci, perché il nostro Salvatore è uno solo: Gesù, il Cristo, il Verbo di Dio fatto carne, per noi e la nostra salvezza disceso dal Cielo.
Buon anno nuovo, allora, caro Riccardo. Dio ti benedica. Ti auguro di poter amare sempre più Gesù sopra ogni cosa. E – come direbbe Neil Young – «Keep on Rockin’!».
Don Davide Marino
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.