Rinviato al 31 Maggio il processo sulla trattativa Stato - Mafia
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PALERMO, 27 MAGGIO 2013 - E' stato rivinato di quattro giorni il processo legato alla trattativa tra Stato e Mafia. Questa mattina, durante la prima udienza, tenutasi nell'aula blindata del carcere Pagliarelli di Palermo, sono state avanzate le richieste per costituirsi parte civile dela Regione Toscana, del Comune di Firenze, dell'associazione Vittime dei Goergofilli, della Addiopizzo di Palermo, dell'associazione Giuristi Democatici, della Libera di Don Luigi Ciotti e di Salvatore Borsellino. Inoltre, la richiesta è stata presentata da altre associazioni antimafia della Toscana, dai familiari di Salvo Lima, eurodeputato della Democrazia Cristiana (ucciso dalla mafia nell'anno 1992) e dal Comune di Palermo nei confronti di Nicola Mancino (ex ministro dell'Interno imputato per falsa testimonianza).
Il pm ha dunque chiesto il rinvio per poter valutare l'elevato numero di istanze presentate ed il giudice della Corte d'Assise, Alfredo Montalto, ha accolto la richiesta fissando la data della prossima udienza al 31 Maggio. Durante il processo, verranno giudicati dieci imputati: mafiosi, personalità politiche ed ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, i quali avrebbero concordato, secondo l'accusa, le metodologie da applicare in Italia al fine di terminare il periodo delle stragi tra l'anno 1992 ed il 1993.
La "trattativa" sarebbe stata messa in atto dai capi mafiosi: Totò Riina, Antonino Cinà, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca ed il figlio dell'ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino. I politici che verranno giudicati saranno: Marcello Dell'Utri, ex senatore del Pdl, e Nicola Mancino, ex ministro dell'Interno. Gli ufficiali dei Ros dell'Arma dei Carabinieri imputati sono invece Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno.[MORE]
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha parlato con i giornalisti facendo sapere: «Sono testimone, non posso che dichiarare al processo quello che so». Il pm Nino Di Matteo, pubblica accusa, ha invece dichiarato: «Qualora si dovessero accertare elementi di colpevolezza dello Stato, lo Stato non potrebbe nascondere eventuali responsabilità sotto al tappeto».
Mentre la stampa raccoglieva le dichiarazioni legate al processo, fuori dall'aula-bunker, all'uscita dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, sono stati gridati degli slogan contro la sua persona e contro la mafia dai membri delle "Agende Rosse", movimento che ha come leader Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 Luglio del 1992.
«Io ho sempre combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo in cui c'e' la mafia. Chiederemo uno stralcio». ha commentato Mancino, che ha aggiunto: «Ho fiducia e speranza che venga fatta giustizia e che io possa uscire al piu' presto dal processo». L'ex ministo dell'Interno ha concluso spiegando che non teme le contestazioni annunciate dai pm nei suoi confronti.
(Immagine da rai.it)
Alessia Malachiti