Quirra: sequestrata l'area intorno al poligono militare
Cronaca Lazio Roma

Quirra: sequestrata l'area intorno al poligono militare

venerdì 13 maggio, 2011

13 MAGGIO - Nella giornata di ieri, 12 maggio, l’area circostante il poligono militare di Quirra, in Sardegna, è stata posta sotto sequestro dal Gip di Lanusei, Paola Murru, che ha ordinato il «divieto assoluto di qualsiasi attività agropastorale» nel raggio di 130 chilometri quadrati intorno alla zona militare. [MORE]

La decisione, che accoglie la richiesta di sequestro presentata dal procuratore Domenico Fiordalisi, comporterà l’allontanamento dall’area di allevatori, agricoltori e animali che da anni convivono a stretto contatto con il “Poligono sperimentale di addestramento interforze del Salto di Quirra”, all’interno del quale dal 1956 vengono condotte sperimentazioni di armi, missili e razzi.

In tutti questi anni le autorità militari hanno sempre negato l’utilizzo di armi ad uranio impoverito, ma è di poche settimane fa la notizia, riportata dal settimanale l’Espresso, di un’analisi condotta dal professore Massimo Zucchetti su un agnello trovato morto nella zona. Zucchetti, professore di Protezione dalle radiazioni del Politecnico di Torino, ha rilevato che «con ogni propabilità le ossa dell'agnello hanno visto una parziale contaminazione con uranio impoverito».

Lo stesso terreno circostante l’area militare è risultato fortemente inquinato in seguito alle analisi tossicologiche. Secondo il tossicologo Pierluigi Carboni, le cui dichiarazioni sono state riportate oggi dal quotidiano “La Nuova Sardegna”, nel terreno sono stati trovati «metalli pesanti tossici, come cadmio, piombo e antinomio in misura superiore al normale».

Trovandosi nel terreno, è probabile che questi materiali abbiano contaminato le fonti acquifere e le sorgenti, la cui acqua, oltre ad essere bevuta dagli animali, arriva poi nelle case degli abitanti della zona, costituendo un serio pericolo per la popolazione. È per questo motivo che la procura ha disposto il sequestro dell’area, compresi corsi d’acqua, canali e sorgenti.

Dopo la diffusione della notizia, c’è chi chiede ulteriori provvedimenti. «La prosecuzione delle attività militari – ha dichiarato Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm) – in quei poligoni rappresenta un rischio concreto per coloro che vi operano e per le popolazioni limitrofe e potrebbero anche compromettere le indagini della Procura di Lanusei. Per questo motivo il sequestro già disposto dal Gip dovrebbe essere esteso e finalizzato all’interdizione completa dell’intero poligono, con lo sgombero di personale militare e civile e quindi l’interruzione di ogni attività che possa modificare lo stato dei luoghi e dei fatti».

Se le associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, esultano per la decisione, che dimostra quanto fossero sensati gli allarmi lanciati in questi anni sull’aumento di molte patologie (tumori, leucemie, malformazioni) conseguenti all’inquinamento della zona, e invitano a «portare avanti il piano di monitoraggio ambientale e epidemiologico necessario a chiarire le cause dei decessi e delle malattie che colpiscono persone e animali» e a «bloccare le esercitazioni militari», la decisione ha provocato un certo disappunto tra le associazioni di categoria.

La Coldiretti di Nuoro-Ogliastra, tramite il vicepresidente Vincenzo Cannas, ha evidenziato come, già dall’avvio delle indagini (nel gennaio di quest’anno) gli allevatori «hanno visto i loro prodotti rifiutati con un grave danno economico». L’associazione, in seguito alle disposizioni, potrebbe decidere di costituirsi parte civile e, «nel caso si dimostrasse che le attività del poligono hanno danneggiato le aziende della zona» potrebbe pretendere «un indennizzo da parte della Regione per gli allevatori sgomberati».

Serena Casu

 


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