Quando le mie preghiere sono ascoltate?
Parola e Fede

Quando le mie preghiere sono ascoltate?

mercoledì 20 febbraio, 2013

D. Sono un ragazzo di 22 anni, scrivo dalla Germania. Ho letto articoli precedenti e le sue risposte alle domande che le pongono, sono tutte interessanti. Anch'io avrei tante domande da porle ma mi limito ad una. Innanzitutto vorrei chiederle se le preghiere fatte in silenzio, mentalmente, hanno lo stesso valore di quelle recitate. Per esempio, il rosario è valido se recitato mentalmente? Grazie Bernhardin da Berlino

R. Grazie a te Bernhardin. Considera che la preghiera è relazione con il Signore: relazione di ascolto e di dialogo, di invocazione e di ringraziamento, di lode e di benedizione. Per metterci in relazione con il Signore non è necessaria la voce. Con la voce, possiamo unirci più facilmente tra di noi nella preghiera comune o assembleare. Ma Lui, il Signore, è già presente nel nostro spirito; i nostri pensieri e i gemiti del nostro cuore, anche quelli che noi stessi non sappiamo esprimere, sono ben noti e chiari al suo cospetto. Così si esprime un salmo: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, i sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano” (Sal 139, 1-5).[MORE]

Nella Sacra Scrittura troviamo, fra gli altri, il caso di Anna, la madre di Samuele. Non poteva avere figli ed era sempre umiliata. Mentre si trovava nella casa del Signore, molto amareggiata, pregava in silenzio, piangendo e sfogando il suo cuore davanti al Signore. Nessuno sentiva la sua voce, ma si vedevano solo muovere le sue labbra. Si confidò solo con il sacerdote Eli, perché questi inizialmente la ritenne ubriaca. E a quel punto Eli la confortò: «Va' in pace e il Dio d'Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Anna se ne tornò a casa, colmata di pace. Il Signore la ascoltò. «Così al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, "perché - diceva - al Signore l'ho richiesto"» (1Sam 1).

Nel Vangelo, Gesù parla della preghiera anche con la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio (Lc 18,9-14). Entrambi si rivolgono singolarmente al Signore. La narrazione ci fa quasi vedere le due persone: il fariseo, dall’atteggiamento superbo, sprezzante verso il prossimo, si rivolge a Dio pregando tra sé, ma per dare gloria a se stesso; il pubblicano lo si vede invece umile, fermo a distanza, chino nella sua coscienza in cui sente il peso delle sue colpe e non osa nemmeno guardare verso il cielo, mentre invoca: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». E Gesù conclude: «Questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Il Signore non guarda l’atteggiamento esteriore del corpo e non si ferma a quanto è espresso dal suono delle labbra. Il Signore sa vedere dall’interno la pienezza del nostro spirito e del nostro cuore, e il vero significato delle nostre parole.
In silenzio o a voce, in solitudine o in comunione, l’importante è che preghiamo con il cuore, con fede, con perseveranza, perché possiamo compiere in tutto la volontà del Signore.


D. Cosa posso fare affinché Dio ascolti le mie preghiere? Matteo da Bergamo

R. Dio ascolta sempre la preghiera di chi lo invoca con cuore sincero. Gesù ci dona questa certezza: «Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,9-13).

Non solo ascolta. Il Padre risponde alla nostra preghiera secondo il bene più grande, che solo Lui conosce. Non sempre il bene più grande, che Dio vede per noi, coincide con ciò che chiediamo, nel modo o nel tempo che ci aspettiamo. A volte c’è per noi il tempo dell’attesa, o della prova, o della missione da compiere fino in fondo, o della crescita nell’amore, nella pazienza, nella santificazione, nel dono di noi stessi. Ma sempre il Padre ci dona il suo Spirito, che ci sostiene e prega in noi con “gemiti inesprimibili”.

La condizione è che preghiamo con fede, con perseveranza, nella ricerca della volontà di Dio e quindi nella sua grazia. Una preghiera che esce dal cuore, che non si stanca neanche nella sofferenza; un grido che nessuno conosce dall’esterno, ma solo il Padre che vede nel segreto.

PREGARE

Pregare con il cuore
è donare al Signore
i tuoi affanni, le tue lacrime,
la tua stanchezza e le tue curve spalle.
Pregare con semplicità
è imitare gli uccelli
che allo spuntare dell'alba non chiedono,
ma cinguettano in letizia.
Pregare con fede,
con fede viva e ferma,
è non voltarsi mai indietro.
Pregare con speranza
è aspettare domani,
domani di amore, di gioia, di risurrezione.

(Tratto da Maria Marino, Nel deserto incontrai la verità )

Don Francesco Brancaccio
Docente di teologia fondamentale presso l’Istituto teologico di Cosenza

 

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.


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