Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
TRAPANI, 14 LUGLIO 2012 - Tutto è partito dalla denuncia di Salvatore Moncada, uno dei nomi “pesanti” da spendere quando si parla del mercato delle energie rinnovabili. A lui erano stati chiesti 70 mila euro per la progettazione di 7 parchi eolici. Senza quei soldi, naturalmente, i problemi burocratici sarebbero stati insormontabili ed il progetto non sarebbe mai stato portato a termine.
A richiedere i soldi Vincenzo Nuccio, funzionario del Genio militare arrestato durante l'operazione “Broken Wings”. Questi – stando a quanto emerge dalle indagini – sarebbe in affari con Vito Nicastri, il 55enne “signore del vento” tra i più importanti imprenditori del settore degli impianti eolici, il cui lavoro consiste proprio nella creazione di parchi eolici da rivendere.
Quest'ultimo avrebbe versato 150 mila euro a Nuccio in tangenti – giustificando la cessione di denaro come consulenza, in realtà mai effettuata – affidata all'ingegnere Francesco Nuccio, figlio di Vincenzo ed assunto da Nicastri finito anch'egli tra gli arrestati dell'operazione.
Gli altri due indagati, accusati di tentata concussione, corruzione, emissione ed utilizzo di falsa fatturazione sono il palermitano Claudio Sapienza e l'ennese Alberto Adamo, rispettivamente socio ed amministratore delegato – seppur solo nominalmente - della “Esp eolica service s.r.l.”. A controllare realmente l'azienda, secondo quanto scoperto dalla Guardia di Finanza, era proprio Nicastri, personaggio interessato più volte da indagini ed arresti. Prima di quello palermitano, infatti, l'imprenditore – definito nelle indagini in cui è incappato sempre come un “potente” - venne arrestato dalla Procura di Avellino nel 2009, quando venne accusato di indebita percezione di contributi pubblici nell'ambito dell'operazione “Via col vento”. Proprio in quell'occasione il suo nome venne accostato a quello di Matteo Messina Denaro, di cui sono noti gli interessi nel settore dell'economia “verde”.[MORE]
Oltre agli stretti legami politici – necessari per non perdere affari in un sistema iper-burocratizzato come quello della green-economy italiana, come quello con l'attuale presidente della Provincia di Trapani, Mimmo Turano – prima dell'arresto dei giorni scorsi sono stati accertati una serie di contatti con uomini di cosa nostra, come quelli con Mario Giuseppe Scinardo, imprenditore legato alla famiglia di Sebastiano Rampulla, ritenuto il rappresentante messinese dell'organizzazione. Nicastri e Scinardo, inoltre, sono in affari a Catania per la costruzione di un altro parco eolico a Vizzini, come ha raccontato anche dal colonnello Gaetano Scillia della Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta durante la sua deposizione nell'inchiesta “Iblis”. La “Callari”, società riferibile a Scinardo, tra il 2005 ed il 2006 ha ricevuto 3.280.000 euro come contributo a fondo perduto dalla Regione Sicilia, per poi essere acquisita – otto giorni dopo – dalla società con sede in Lussemburgo Lunix, che vede tra i soci proprio Nicastri. A sua volta, questa cedette parte delle quote societarie ad una società quotata in borsa, la Alerion, rendendo ancor più difficile tracciare il percorso di quel denaro.
Oltre ai rapporti con cosa nostra, stando a quanto fin qui emerso Nicastri intratterrebbe anche rapporti con la 'ndrangheta, in particolare con le 'ndrine del cosiddetto “triangolo della morte” Platì-San Luca-Africo.
Proprio ieri, peraltro, gli uomini del Gruppo d'Investigazione sulla criminalità organizzata di Catanzaro, in collaborazione con i militari del Comando provinciale di Crotone, hanno sequestrato beni per un valore di circa 350 milioni di euro – in particolare il parco eolico “Wind farm Isola Capo Rizzuto”, da cui l'operazione ha preso nome – indagando a vario titolo 31 persone in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che sta indagando sulla presunta gestione della 'ndrina degli Arena, egemone nel territorio di Isola Capo Rizzuto.
«Al fine di diminuire la corruzione sarebbe opportuno semplificare e rendere meno oneroso l'iter burocratico che gli imprenditori devono percorrere per poter costruire opere pubbliche nel settore delle energie rinnovabili [nel caso dei parchi eolici i passaggi burocratici sono ben 26, ndr]» - ha spiegato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. «L'operazione appena portata a termine evidenzia come l'eolico, e in generale l'intero settore delle energie rinnovabili, mobiliti grandi quantità di risorse, con profitti abbastanza consistenti per le aziende» - ha aggiunto il procuratore - «Desta quindi gli appetiti della criminalità organizzata e di imprenditori senza scrupoli che di volta in volta ottengono autorizzazioni e facilitazioni con mezzi non legali».
(foto: liberainformazione.org)
Andrea Intonti [http://senorbabylon.blogspot.it/]