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VENEZIA, 11 GIUGNO 2014 - L'inchiesta sul Mose rivelerebbe nuovi scenari. Dopo la disponibilità di Galan a parlare con i giudici che si occupano dello scandalo veneziano, la testimonianza di Baita ricondurrebbe lo scandalo alla campagna di Tosi.
Il finanziamento pubblico a cui farebbe riferimento Baita sarebbe però stato registrato, quindi del tutto lecito. Una somma di 15mila Euro che, secondo chi indaga, sarebbe servita in caso di vittoria di Tosi. Tra gli altri nomi eccellenti ci sarebbero quello di Brunetta ("accontentato" per Baita nell'interrogatorio) e quello di Gianni Letta, di fatto interlocutore del Consorzio per Baita.[MORE]
Nonostante i vari pagamenti: "(...) siamo l’unica impresa veneta a non avere vinto un lavoro su Veneto Strade, siamo l’unica impresa veneta a non avere una lira di appalto pubblico. Cioè, è stato un rapporto controverso. Poi naturalmente non è che si possa litigare con chi governa la Regione".
Letta, però, non avrebbe chiesto denaro, ma favori per favori. Secondo Baita, Gianni Letta avrebbe chiesto un subappalto a una ditta di favore. Solo successivamente Letta avrebbe chiesto 500mila Euro, che sarebbero dovuti andare nelle tasche di Lunardi per ridurre le tasse sui lavori sulla A27.
Ovviamente, le dichiarazioni di Baita in fase di interrogatorio vanno prese con le pinze. Gli inquirenti dovranno vedere quanto c'è di vero e se i nomi eccellenti coinvolti non siano solo un modo per difendersi. Se tutto fosse provato, però, i risvolti politici potrebbero essere inquietanti.
(www.ilgazzettino.it)
Annarita Faggioni